Seconda in campionato, prima in Champions in attesa di Liverpool-Real Madrid di stasera, zero gol subiti, l’unica di questa coppa. L’Inter ha steso anche il Lipsia, al di là dello striminzito 1-0 e la sola colpa della squadra di Inzaghi è stata proprio quella di restare incollata a quel gol (anzi, a quell’autogol) fino al 90': ha sbagliato un’occasione dietro l’altra. La partita è stata sua, dell’Inter, al Lipsia ha concesso solo gli ultimi 10 minuti per cercare un pareggio che sarebbe stato miracoloso. È stata sua perché ha una caratteristica che la differenzia dalle altre: l’Inter è una sola. Giocano in venti, Inzaghi li alterna affidandosi a un metodo collaudato e il risultato è che questa squadra non cambia mai. Esprime la stessa potenza, la stessa autorevolezza, la stessa aggressività e ovviamente lo stesso gioco al di là di chi va in campo. A Verona aveva asfaltato l’Hellas, 5-0, tutti i gol nel primo tempo durante un dominio totale. Ma tre giorni dopo si cambia, si cambia tanto: appena tre confermati, Sommer, Bastoni e Barella, volendo potremmo aggiungere De Vrij che era entrato dopo un quarto d’ora per l’infortunio di Acerbi. Otto sostituzioni contro il Lipsia ma l’Inter è rimasta identica a se stessa, garantendosi così la freschezza atletica. E vedrete che domenica, a Firenze, Inzaghi cambierà ancora, magari non otto giocatori, ma non tanti di meno.
È una squadra capace di esercitare sull’avversario una pressione inarrestabile e inesauribile. Ieri sera ha preso al collo i tedeschi e non li ha fatti avvicinare alla porta di Sommer se non negli ultimi 10'. Il recupero-palla di Zielinski, Barella, Calhanoglu e Taremi era immediato, tutti insieme aggredivano il Lipsia con una forza spaventosa. I campioni d’Italia sono passati grazie a un autogol di Lukeba su punizione di Dimarco, ma prima e dopo hanno costruito una serie impressionante di occasioni, fino a stordire la difesa tedesca. L’Inter non è mai compassata, quando ragiona lo fa senza fermarsi, senza abbassare troppo il ritmo, se non quando il vantaggio è consistente. Vince perché è travolgente e in questo modo di schiacciare l’avversario mette anche la tecnica di giocatori come Calhanoglu e Zielinski che in pochi mesi hanno raggiunto un’intesa quasi perfetta. Un difetto? Sì, c’è, o almeno c’è stato nella sfida di ieri sera: per il gioco prodotto, come qualità e quantità (la partita si è giocata in gran parte nella metà campo dei tedeschi), l’Inter avrebbe dovuto segnare di più, mettendosi al riparo da eventuali scherzetti che soprattutto in Champions ti devi sempre aspettare. Ha avuto occasioni a raffica, alcune nitide, altre un po’ meno, ma per imprecisione, o per un’ultima scelta sbagliata, si è dovuta tenere stretta l’unico punto di vantaggio. Anche Lautaro è stato molto più efficace nel recupero palla a metà campo che nella stoccata in area di rigore. È giusto aggiungere che in questa difesa del risultato il Lipsia (a cui mancavano diversi titolari) ha dato una mano all’Inter. Non è mai stato davvero pericoloso e ha spinto solo negli ultimi 10' quando i campioni d’Italia hanno accusato un po’ di stanchezza. Del resto se dopo cinque partite di Champions ha zero punti una ragione dovrà pur esserci.