Ricordo una volta di più che l’estate scorsa, a pochi mesi dalla scadenza con il Tottenham, il trentenne Harry Kane è costato 100 milioni. E che il diciannovenne Pavlovic e il ventunenne Musiala valgono insieme non meno di 120, 130 milioni. Aggiungo che quando la musica della Champions sovrasta la voce e le indicazioni di Tuchel, i vari Kimmich, Neuer, Goretzka, Guerreiro, Thomas Müller e Sané sanno fare tranquillamente da soli.
Ma non è tutto: quando Kim, strappato al Napoli campione con una cinquantina di milioni, resta in panchina e sul 3-0 entra Alphonso Davies già destinato al Real Madrid, non possono esserci domande: solo risposte secche, quasi brutali, come uno 0 a 3.
Eppure c’eravamo illusi anche noi. Per giorni abbiamo pensato che una Lazio che in campionato viaggia a 32 punti dall’Inter - pur non valendo una distanza simile: è molto meglio -; abbiamo pensato, dicevo, che potesse superare una frequentatrice storica dei piani alti della Champions e accedere ai quarti che le mancano da vent’anni.
È bastato un tempo, sono stati sufficienti poco più di 45 minuti, 2 gol e 17 conclusioni per riportarci alla realtà del campo, alla spietatezza dei valori tecnici e economici e dell’esperienza.
È vero che settimane così il tifoso laziale vorrebbe viverle ogni anno; settimane in cui la squadra è protagonista in Europa e il sogno di grandezza è un accompagnamento quotidiano: da Bayern a Bayern, dopo il successo all’Olimpico, a considerarsi in grado di battere i tedeschi sottovalutati assai più del dovuto. Sono i momenti in cui il tifoso non crede ciò che è, crede ciò che desidera che sia.
E quando in un ottavo i freddi bookmaker danno la tua vittoria nei 90 minuti tra 9,50 e 10, mentre accreditano il tuo avversario tra l’1,25 e l’1,28, vuol dire che per puntare a qualcosa di realmente importante devi osare di più sul mercato, alzare decisamente il livello.
Ma questo è un discorso che abbiamo affrontato più volte alimentando soltanto l’irritazione di chi i soldi li deve, o dovrebbe, mettere ogni anno.
PS. A due minuti dalla fine, sul 3-0 e dopo una doppietta, Harry Kane è andato a prendere il pallone, con un contrasto, alla bandierina dell’angolo. Non serve chiudere con una battuta.