Pedro, l’attrazione finale

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Pedro, l’attrazione finale© Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

Pedro è l’uomo delle finali e dei finali. L’uomo dei momenti decisivi. L’uomo che corregge il destino e il senso delle partite e talvolta anche delle squadre. Perfino a 36 anni suonati. Suonati benissimo, peraltro. Pedrito è il sorriso furbo sfoggiato uscendo dal campo: sa di aver fatto qualcosa di importante e di molto suo, ha cambiato la sostanza di una sfida che, in particolare nella ripresa, l’avversario aveva governato riuscendo addirittura a riportarsi in vantaggio (meritato) con una rete in seguito annullata per fuorigioco.

Pedrito è la sliding door, la porta girevole della Lazio che fino a quel punto, il novantacinquesimo, aveva fatto poco per vincere: si era difesa non sempre con ordine, aveva subìto l’iniziativa del Celtic meno Celtic possibile, riducendosi all’essenziale.

Da tempo il Celtic non ha nulla di scozzese (ieri era in versione Vissel Kobe): del calcio di quelle parti conserva solo l’intensità, la pressione alta e i vuoti difensivi.

Dal canto suo la Lazio ricorda ancora poco le migliori versioni di Sarri: ma non si può fare sarrismo senza la necessaria solidità difensiva.

Maurizio ha avuto la sensibilità di cambiare soprattutto lo sviluppo della manovra, che raramente prescinde dal talento antico e preziosissimo di Luis Alberto - l’assenza di Milinkovic-Savic rende più prevedibile e meno fisica l’azione e costringe il tecnico a impiegare con maggiore frequenza Vecino: Kamada (meglio sul centrosinistra, nella posizione naturale) e Guendouzi, interno da box to box, devono ancora assimilare alcuni princìpi di gioco.

E c’è sempre poco Immobile: a Ciro, che non si risparmia mai, non riescono le cose che gli sono proprie. A Lecce, prima giornata, l’ultimo suo gol su azione con la maglia della Lazio e a inizio settembre il punto in Nazionale: i grandi realizzatori vivono di grigi come questo, nei quali anche il passaggio più elementare diventa complicato. Giustissimo tuttavia insistere su di lui per il valore che incarna e per la consapevolezza che supererà anche questo momento.

Mondiale 2030 a sei sedi: il pallone sarà quadrato

Il Mondiale 2030 «unirà tre continenti e sei Paesi, invitando il mondo intero a unirsi alla celebrazione di questo bellissimo gioco, del Centenario e della stessa Coppa del Mondo (direttamente dal comunicato Fifa, nda)». Marocco, Portogallo e Spagna le sedi della fase finale ma - attenzione battaglione - le tre partite inaugurali si disputeranno in Sudamerica, precisamente in Argentina, Paraguay e Uruguay. Ovvero a 10mila chilometri di distanza.

Il calendario sarà stilato - immagino - da Maurizio Sarri, che gradisce infinitamente i cambiamenti e le novità che non hanno niente a che vedere con il calcio, con la sua (perduta) sacralità.

Molto apprezzati da atleti e selezionatori saranno i trasferimenti intercontinentali. Tra le altre novità, la forma del pallone: sarà quadrato, un omaggio alla capoccia dell’inventore dell’evento a sei piazze.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Champions, i migliori video