Milan, i coperchi del Diavolo

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Milan, i coperchi del Diavolo© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
4 min

Di pentole ieri il Diavolo ne ha fatte una ventina. Il guaio è che - come da detto abusato dal popolo e usato addirittura da Moravia - sono mancati i coperchi, le finalizzazioni. I gol. In altre parole, la prestazione c’è stata, insoddisfacente è solo il risultato, considerata l’inconsistenza offensiva del Newcastle: le poche volte in cui si è presentato negli ultimi venti metri ha puntualmente sbattuto contro Tomori.

Pioli ha aggiustato parzialmente le cose, almeno sul campo. Sabato ha ricevuto uno schiaffo così forte che ieri pomeriggio aveva ancora la gota calda, non i segni. Sfruttando l’opportunità europea e avvertendo sulla pelle la necessità di riattivare il circuito delle ambizioni, ha cambiato molto in partenza (dentro Pobega e Chukwueze per Pulisic e Reijnders), abbandonato il terzino-play “by Guardiola” (Calabria è rimasto in posizione, mai si è accentrato per la prima costruzione) e riportato Loftus-Cheek dentro il gioco.

Gli effetti si sono notati immediatamente nelle occasioni: nel solo primo tempo il Milan è arrivato per ben sei volte a un attimo dal gol, ma un po’ Pope e un po’ la disposizione a testuggine adottata da Howe hanno consentito agli inglesi di salvare la porta.

Nella ripresa Florenzi, attivo e lucido, Reijnders e Pulisic, inseriti per alzare il ritmo, e Musah, che ha sostituito Loftus-Cheek, infortunatosi, hanno creato altre opportunità, ma senza riuscire ad andare oltre una serie di conclusioni respinte con ogni parte del corpo.

La prova di Tonali, il più atteso dai giornalisti, è stata dimenticabile e non certo per l’emozione del ritorno a San Siro: Sandro si dà parecchio da fare, ma il Newcastle fatica parecchio anche in Premier.

Non è mancata purtroppo la cattiva notizia: lo stop di Maignan, costretto a uscire. I milanisti sanno bene cosa significhi fare a meno per qualche tempo di uno dei migliori portieri al mondo.

Sul più classico e stupido invito social - #Pioliout - rilanciato dopo la manita nel derby, avrei molto da dire: ma ho promesso a mia madre di non pronunciare, né scrivere, parolacce fino a ottobre.

PS. La presenza di Ibrahimovic a Milanello, richiesta - così sembra - dall’ad Furlani - proprio alla vigilia dell’esordio in Champions e soprattutto un paio di giorni dopo lo shock nel derby, è stata interpretata nel modo più elementare e corretto: pronto soccorso Zlatan.

Bisogna rimarcare in ogni occasione che il calcio ha delle dinamiche e un linguaggio che non si possono apprendere nel giro di pochi anni, figuriamoci in pochi mesi.

La gestione di un grande club che ha scelto un percorso originale è fatta anche di correzioni improvvise, di retromarce e decisioni prese in corsa: uno come Ibra non fa vincere le partite se non entra in campo, ma può aiutare un gruppo, specie se rinnovato, a maturare. Come e anche più di altri, lo svedese legge le situazioni in un istante perché quelle situazioni le ha vissute e viste decine e decine di volte.

Dall’aiuto di uno così Pioli non esce delegittimato, bensì rafforzato e in qualche modo salvaguardato.


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