Cristiano Ronaldo in tribuna (con Georgina), dove per la prima volta dal 2010 non si vede Beppe Marotta, Paulo Dybala in campo. Cambiano i fattori ma non il prodotto. La Juventus conquista la sua nona vittoria in nove partite con una tripletta della Joya, il ragazzo triste che era partito pure in quest’anno sociale nel solito cono d’ombra, con la panchina come primo domicilio conosciuto. Poi quattro gol nelle ultime tre partite, uno al Bologna, tre allo Young Boys. Il messaggio che arriva da questa gara di Champions, però, non riguarda Dybala in senso stretto. A fare la differenza è sempre la squadra, la rosa, il gruppo, la società, la Juventus che al suo interno ha eccellenze che possono essere decisive. La forza della Juventus è questa. Le tante facce di chi fa la differenza. A Valencia la solidità dei dieci rimasti in campo, uniti, massicci e anche un po’ arrabbiati per l’ingiusta espulsione di Ronaldo. Con il Napoli la manifestazione, in una sfera di fuoco e fiamme, di CR7 capace di entrare in tutti i gol senza segnarne neanche uno. E contro le maglie gialle dello Young Boys lo scatenato Dybala.
Ora la tentazione è quella di sostenere che un Dybala così deve giocare, trovando una coesistenza con Ronaldo. Comprensibile, ma non prioritario. Alla Juventus non ragionano in questo modo, Allegri ha un diverso parere. Perché non ci sono solo Dybala e Ronaldo, ma anche Cuadadro e Douglas Costa, quando si riprende e si calma, Mandzukic e Bernardeschi. Ah Bernardeschi, riempie il cuore vederlo giocare, perché è bravo, ma soprattutto perché è italiano e di calciatori così abbiamo tanto bisogno per tirare fuori la Nazionale dalle secche dov’è finita. Insomma, può sembrare paradossale ma nella serata del Dybala-show, possiamo dire che la forza della Juventus è Ronaldo in tribuna, così come quando Ronaldo sta in campo è Dybala in panchina. Questo è il vero valore della squadra che mai, nella sua storia, aveva cominciato la sua stagione così. Piccola nota a margine a conferma di quanto detto. In campionato la media delle reti subite è un po’ alta, cinque in sette partite. In Champions invece Madama è ancora illibata. Per arrivare a Madrid, per puntare alla Champions League, per vincere la Coppa, va bene fare lo show davanti alla porta degli avversari, ma è imperativo impedire che gli altri lo facciano nei pressi della propria. Prendere pochi gol è sempre l’inizio.