Gallo Belotti è importante? Gallo Belotti è fondamentale? No, Gallo Belotti è indispensabile, e proviamo a spiegare perché. Detto che l’applauso per il mercato della Roma resta incondizionato, senza se e senza ma (voto altissimo già così). Detto che Josè Mourinho ha fatto i nomi giusti e, soprattutto, le telefonate giuste, e che Tiago Pinto l’ha assecondato come poteva e doveva. Detto e ribadito che va riconosciuto ai Friedkin d’aver fatto uno sforzo largamente superiore alla più rosea delle attese, accettando una sfida dal coefficiente di difficoltà massimo, ribaltando una Roma in caduta libera, causa in pessima parte le “imprese” mai troppo deprecate del Bananiere di Siviglia (l’uomo che da direttore sportivo conclamato scambiò Trigoria per la repubblica delle banane), dentro e fuori il filo spinato dei vincoli e dei parametri del calcio di oggi, oggi è urgente capire che la Roma calcio è a un passo dal “delitto perfetto”. Se non il migliore, il più intelligente e strategico mercato della sua storia. Ammazzare il campionato forse no, ma costringerlo a convivere con il “terrore” del sottomarino giallorosso.
Non si tratta dell’ennesimo rilancio di una piazza ingrata e incontentabile. Belotti non sarebbe la ciliegina sulla torta della piramide alimentare, sarebbe la torta stessa. La base da cui finire, ma in realtà partire. Non è l’acquisto che va a completare un mercato già ricco, ma quello che dà senso, profondità e sviluppo a tutti gli altri. Per tanti motivi. Tecnici, tattici ed emotivi. Scommettere sulla possibilità che Tammy replichi i numeri della scorsa stagione sarebbe un azzardo assoluto, oltre che ingeneroso nei confronti del ragazzo. Significherebbe, oltre che sfottere le ascelle pruriginose della buona sorte (un altro anno senza infortuni e passaggi a vuoto), non interpretare nel modo giusto la performance di un calciatore che non è un bomber puro e che giocherà quest’anno in una Roma nuova più idonea a invadere l’area con più uomini, e che uomini. Tanto per dire, ci fosse stato il Gallo in panchina già domenica, avrebbe fatto a pezzi da solo i resti della Salernitana e chiuso ogni patema.
Belotti alla Roma, a parametro zero, è un dono della sorte. Il suo lungo passaggio al Toro, l’antefatto di una storia già scritta, cui manca solo la pagina finale. Se diventi una bandiera in granata non puoi che diventare un manifesto in giallorosso. Gallo Belotti è nato per giocare nella Roma (e per essere allenato/fomentato da Mourinho). È di gran lunga il calciatore più romanista tra quelli che non hanno mai giocato nella Roma. Nato per far schiumare e delirare la Sud. Per come lui schiuma e delira in campo. Il Belotti che arriverebbe oggi a Trigoria ha voglia di Roma e smania di rivalsa. Arriverebbe nel momento giusto e nella cornice ideale: la folla romanista ha ritrovato la sua grande anima, quella che serve per celebrarlo come si deve. Lui, e i fondamentali gol che porterebbe in dote. Questo Belotti non può non giocare in questa Roma, con questi tifosi. Da Gallo a Lupo è un nulla, la trasmutazione di un verso.