C’è una dead line per Osimhen, cioè un giorno oltre il quale ciò che è stato è stato, e non è più possibile venderlo? Oppure, quella data coincide con la chiusura del mercato, il 31 agosto? Non vorremmo neanche credere un attimo che sia così, che sia possibile trattare e cedere il fuoriclasse azzurro a ridosso della scadenza, quando il Napoli avrà già giocato contro Frosinone e Sassuolo. Ma soprattutto quando sarà difficile trovare un’alternativa. Ma poniamo il caso che, a poche ore dalla chiusura del mercato, un grande club si presenti con una proposta da centottanta milioni, magari duecento, quanti dice di volerne De Laurentiis. Che cosa accadrebbe?
Si tratta di un’ipotesi remota, almeno a giudicare dalla morta gora di un mercato fatto per ora di molte chiacchiere e pochi affari. Ma sappiamo bene che talvolta i grandi movimenti a catena si annunciano con uno tsunami e poi da quel momento si scatena l’effetto domino. Lo tsunami quest’anno si chiama Kylian Mbappé. La sua partenza da Parigi aprirebbe il vuoto attrattivo nel quale molti top player potrebbero essere coinvolti. Il nigeriano è uno dei primi potenziali candidati a questa successione. Se dovesse presentarsi per lui l’opportunità concreta di fare un salto contrattuale fuori da una logica di stretto mercato, sarebbe difficile dirgli di no. E rinunciare a una cifra elevatissima, rischiando di trattenerlo a Napoli controvoglia.
Napoli, il patto con Osimhen
La necessità di chiudere subito un accordo con Osimhen perciò suggerisce qualche concessione in più. La proiezione del Napoli in Europa e l’inizio di un ciclo in campionato, magari con un bis dello scudetto, non sono risultati che possano prescindere da una precisa strategia programmatoria. L’astuto presidente del Napoli ha dimostrato di averla nel costruire saggiamente una squadra vincente, portandola in due anni all’obiettivo con Spalletti. Ma la scommessa, talvolta l’azzardo, resta l’arma preferita del presidente azzurro. Un’arma che ha un rovescio troppo pericoloso. Con Osimhen, De Laurentiis non può giocare di rimessa, perché il rischio di destabilizzare un progetto è tutt’altro che effimero. Non tanto perché il nigeriano non sia in astratto sostituibile, poiché invece lo è come chiunque altro. Ma perché un ricambio in zona Cesarini è un salto ad ostacoli che proprio all’inizio di stagione non è da augurarsi. C’è un allenatore nuovo, c’è un preparatore nuovo, c’è un direttore sportivo nuovo, o meglio sarebbe dire che non c’è più un direttore sportivo di ruolo. Immaginare di partire anche con un centravanti nuovo sarebbe una scommessa troppo ardita.
Allora si stabilisca una data entro la quale i giochi si compiono, possibilmente antecedente all’inizio del campionato. Diciamo Ferragosto. Entro il quale la firma di Osimhen dovrà essere sul rinnovo o piuttosto sul suo contratto di vendita. È il minimo che si dovrebbe chiedere a due professionisti consapevoli della loro individuale e reciproca responsabilità. Coraggio, fate presto!