In Francia dicono che sia l’allenatore che fa ammalare le squadre. Sembrerebbe un’offesa, ma è un complimento, perché dopo che Christophe Galtier è andato via tutte le società che ha allenato hanno poi avuto stagioni negative. Il marsigliese ha lo sguardo da duro, ma il cuore tenero. E quando quest’anno è stato accusato dall’ex ds del Nizza, Fournier, di razzismo e islamofobia durante la sua esperienza in Costa Azzurra, ha ricevuto una marea di attestati di stima da suoi ex giocatori. S’è fatto voler bene, ha creato squadre vincenti. Tanti anni da vice di Perrin, in giro per il mondo, poi l’esperienza sulla panchina del Saint-Etienne: 7 anni di bel calcio, qualche talento fatto esplodere (tra cui l’ex azzurro Ghoulam) e la Coppa di Lega nel 2013. Fino all’anno scorso era considerato forse il miglior allenatore francese di club dopo Zidane. Il suo capolavoro resta la Ligue 1 conquistata con il Lilla nel 2021. Durante quel periodo aveva allenato seppur per poco tempo Osimhen, che arrivava a Lilla per sostituire Rafael Leao e Pepé.
"Osimhen? Ha la fame di Cavani e lo stile di Aubameyang"
Il campionato (2019/2020) fu sospeso per la pandemia alla 27ª giornata. Osi le giocò tutte, segnando 13 gol in campionato e 18 in tutte le competizioni. Galtier già sapeva che sarebbe andato via: «Ha la fame di Cavani e lo stile di Aubameyang, oltre ad avere ampi margini di miglioramento». Se lo coccolava, ma l’anno dopo gli andò ancora meglio, visto che riuscì a vincere il campionato. Per tre anni (2013, 2019 e 2021) ha anche vinto il premio di miglior allenatore della Ligue 1. Se ne andò male dal Lilla: e quando vinse proprio in casa del suo ex club 4-0, esultò in modo poco elegante in segno di protesta contro il suo ex presidente Letang. Col Psg, un inizio spettacolare (Supercoppa di Francia), poi il netto calo dopo il Mondiale. Ha vinto il campionato, ha provato a gestire le superstar, non c'è riuscito fino in fondo.