Nel luglio 2019 il Tottenham lo pagò 65 milioni, tre anni dopo il venticinquenne Tanguy Ndombele passa al Napoli per 500mila euro e il diritto (non l’obbligo) di riscatto fissato a 31,5 milioni lordi, trenta puliti. Non è un’operazione alla BigRom-back, ma le somiglia: quando devi liberarti di uno stipendio pesante e soprattutto di un giocatore che per l’allenatore non rientra più nei piani, non guardi troppo per il sottile e vai via liscio. Certo, se poi lavori nella ricca Premier e non nella serie A impoverita il sacrificio ti risulta più digeribile.
Fabio Paratici si è adeguato in fretta, Tiago Pinto non ancora: Mourinho gli ha chiesto di far uscire Shomurodov per poter aggiungere Belotti ai tre tenori, ma il dg della Roma, autore di una brillante campagna acquisti, continua a pretendere che il Bologna, l’unico interessato all’uzbeko, aggiunga l’obbligo di riscatto al prestito oneroso: alla Roma l’attaccante costò 18 milioni, non 65, e oltretutto non può permettersi un’altra stagione non a mezzo, ma a un quarto di servizio.
Questo è il giorno dei complimenti da rivolgere a Cristiano Giuntoli, il pinocchio di Castel Volturno, diesse delle mezze verità e dei trequarti di bugia (pare che rientri nel ruolo). Avendo preso Kvaratskhelia, Kim, Ostigard, Olivera, Ndombele, Simeone e lavorando ancora su Raspadori e Keylor Navas, il portiere del definitivo salto di qualità, merita l’oscar del mercato: con gli ultimi due ingressi il gruppo sarebbe in effetti più completo di quello che a fine maggio si piazzò terzo e non soltanto per la doppia copertura di tutti i ruoli ma per la freschezza, la qualità e le motivazioni dei nuovi interpreti.
Il Napoli aveva bisogno di rinnovarsi, oltre che di ridurre ulteriormente il monte ingaggi: l’estate scorsa il tentativo fallì per le richieste fuori mercato del club o - se preferite - le offerte ritenute insoddisfacenti, stavolta De Laurentiis non si è concesso deviazioni e eccessi: ha imposto dei paletti salariali a Insigne e Mertens, registrato un paio di importanti rifiuti al tavolo dei rinnovi, quelli di Koulibaly e Fabian Ruiz, finiti al Chelsea e al Paris St. Germain, e salutato volentieri Ospina, Ghoulam, Malcuit e Tuanzebe.
In una sessione in cui soltanto il Milan si è segnalato per una reale programmazione tecnica, mentre le altre big o presunte tali sono ricorse ai parametri zero e alla formula “compro solo se prima vendo”, pur dissipando un cospicuo capitale emotivo il Napoli si è distinto per senso dell’anticipo (Kvara e Olivera) e ricerca della qualità a prezzo contenuto (gli altri arrivi).