Se per caso non fosse chiaro, questo è l’anno zero del Napoli: e per chi non l’avesse capito, o volesse sfuggire alla limpida rappresentazione del “progetto”, la rivoluzione è nei fatti, scritta e persino strillata dal mercato, sottolineata dalla separazione dolorosissima da Koulibaly, Insigne e Mertens, ribadita dalla scelta in linea con un principio identitario riafferrato disperatamente ed espresso attraverso Kvaratskhelia (21), Ostigard (22), Olivera (24) e Kim (25) e che potrebbe essere concettualmente rafforzato da Gaetano (22) e da Zerbin (23).
Il Napoli ha scelto di ricostruirsi dentro e fuori, è intervenuto per ringiovanirsi, ha deciso di rischiare rinunciando al talento, alla fisicità, alla leadership di uomini che l’hanno elevata a “star”, ha dovuto fissare una sua nuova filosofia soprattutto economica: è una linea di galleggiamento, bere o affogare, e il bicchiere può sembrare mezzo vuoto però anche mezzo pieno.
C’è una strategia ch’è figlia della consistenza economica del club, delle sue possibilità e di quelle di De Laurentiis: a nessuno si può chiedere di essere spropositatamente ricchi per forza, né di dover cedere per assecondare l’umanissimo desiderio di vittorie; si chiamerebbe esproprio, in quel senso. Senza voler andare a ripescare dalla superficie della memoria il ruolo ricoperto in Italia e pure in Europa nell’ultimo decennio, però evitando di dimenticarsene, a venti giorni dall’inizio del campionato c’è un Napoli che parecchio ha perduto (tecnicamente), che molto ha conservato (tatticamente, in Spalletti, nella autorevolezza), che assai deve riconquistare nel proprio vissuto, nelle trame cittadine, nel rapporto sfilacciato tra tifosi e De Laurentiis, nella serenità di un ambiente nel quale c’è spesso un gratuito spargimento di veleno spruzzato da più parti, inclusa la stanza presidenziale.
E questa è la missione a cui Adl è chiamato, dopo aver provveduto a completare la squadra con cui andarsi a vivere la propria Champions League ma soprattutto a riscrivere le gerarchie nel prossimo campionato, che va ingrossando la schiera delle sorelle in corsa per l’Europa che conta. C’è ancora un po’ di lavoro da fare per migliorare la propria qualità della vita, per concedere almeno liberamente di sognare con gli occhi aperti e i piedi in terra.