Milan, and the winner is: Alvaro Morata!

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Milan, and the winner is: Alvaro Morata!© EPA
Ivan Zazzaroni
4 min

Mentre rivedo per la decima volta l’invidiatissima presentazione di Mbappé al Real Madrid apprezzando il suo saluto ai tifosi in uno spagnolo pressoché perfetto (qualche settimana fa, in Sardegna, mi sorprese con un inglese tutt’altro che scolastico) faccio il conto dei centravanti che nelle ultime settimane hanno partecipato all’assegnazione del titolo di Mister maglia numero 9 del Milan. Sono convinto di dimenticarne qualcuno, tuttavia azzardo ugualmente la lista dei nominati da giornali e siti in disordine (mentale) sparso: Zirkzee, Guirassy, Solanke, Demirovic, Depay, Dovbyk, Santiago Gimenez, Sesko, Jhon Duran, Lukaku, Abraham, Füllkrug e Morata the winner.
Alvaro Morata è una presenza costante delle ultime sessioni estive di mercato: dove c’era un centravanti da trattare spuntava il suo nome. La Juve l’ha inseguito e avuto, ripescato e cercato per la terza volta; poi si è mossa l’Inter insieme alla Roma di Mou e adesso il Milan ha fatto centro, quasi per disperazione.
Ricordo che la prima esperienza italiana di Morata è stata nel 2014, esattamente dieci anni fa: andava per i 22, giocò un paio di stagioni nella Juve segnando 15 gol in 63 partite. L’ultima, nel 2020, 20 centri in 67 gare, sempre in un biennio bianconero.
Per rapporto prezzo-rendimento, Morata - costato i 13,5 milioni della clausola - è tra le scelte migliori possibili. Quanto a compatibilità con Leão, poi, offre notevoli garanzie. Rispetto al suo predecessore nel ruolo, Olivier Giroud, è più tecnico ma meno potente. Personalmente gli avrei preferito solo Lukaku e Sesko, pur se per ragioni diverse.
Con i chiari di luna del calcio italiano però non si scherza, e il Milan ovviamente non si sottrae al periodo grigionero: il campione d’Europa Morata è un’eccellente soluzione di compromesso, perché naviga tutte le acque, può essere marinaio e corsaro, collega i reparti, sa infilarsi negli spazi giusti (calcio relazionale) e conclude in tanti modi.
Alvaro è più italiano che spagnolo e non solo per merito della moglie Alice, mestrina. Riprendendo il sito Relevo, la rivista Undici ha provato a spiegare le ragioni della sua antipatia nei confronti della Spagna e dei tifosi. Antipatia peraltro reciproca. «È una storia che affonda le radici molto lontano nel tempo, circa 25 anni fa - si legge - quando Morata, che all’epoca aveva sette-otto anni, vestì indifferentemente le maglie del Real e dell’Atlético Madrid». Non solo: ha giocato in entrambe le squadre, anche nelle due giovanili, i tifosi di una lo accusano di essere da sempre dell’altra sponda (proprio a causa di quelle fotografie da bambino) e viceversa.
Ma c’è dell’altro, perché le critiche - soprattutto quando Morata indossa la maglia della nazionale, un simbolo che dovrebbe unire tutto il Paese, al di sopra del personale tifo per i club - sono cominciate ben prima di Euro 2024.
Nel 2021 venne fischiato dai suoi stessi tifosi durante la fase a gironi degli Europei itineranti disputata proprio in Spagna, a Siviglia. E, dopo aver sbagliato il rigore decisivo nella semifinale con l’Italia, l’allora attaccante della Juve ricevette persino minacce di morte sui social. «In campo possono insultarmi, sputarmi, ma non quando sono fuori a passeggiare con mia moglie o i miei figli. Ci sono stati momenti in cui non avevo voglia nemmeno di alzarmi dal letto», rivelò a El País. «Ho detto spesso che ho passato molti momenti brutti e con un’altra mentalità sarei potuto diventare un giocatore migliore, ma ho grande forza di volontà, altrimenti non avrei avuto la carriera che ho avuto».
Il Milan anche come approdo terapeutico.


© RIPRODUZIONE RISERVATA