Che succede al Milan? L’attivismo della campagna acquisti stupisce perfino i tifosi abituati, negli anni, ad approcci accorti e misurati. La cessione di Tonali c’entra solo in parte, perché RedBird raccoglie frutti di una gestione che – nel 2022/23 appena concluso – mostrerà (caso raro nel calcio italiano) utili netti per una quindicina di milioni e una crescita dei ricavi del 30% sull’anno precedente. Dal minimo storico di tre anni fa (192 milioni) i ricavi raddoppieranno a 370-380.
Il risultato economico sarà frutto dei progressi in tutte le componenti, inclusa l’attenzione ai costi. I ricavi da stadio, con il cammino fino alle semifinali di Champions, balzeranno a oltre 60 milioni. Ai diritti di serie A, in leggero calo, si aggiungeranno 85 milioni dall’Uefa (contro 44 del 21/22) ma è soprattutto nel fatturato commerciale che il club cresce: solo negli ultimi tre mesi, ha annunciato sette contratti pubblicitari o rinnovi. Coi nuovi sponsor di manica, la maglia rossonera vale già oltre 70 milioni annui mentre il club nel complesso ha 33 partner commerciali in molti settori.
Negli USA il brand viaggia a gonfie vele, anche grazie al rapporto aperto da RedBird con gli Yankees (marchio iconico dello sport americano) proprietari di YES, la prima rete sportiva negli USA da cui il Milan può veicolare i suoi contenuti nel più ricco mercato sportivo al mondo e nella prima economia del pianeta. L’acquisto di Pulisic, capitano della nazionale, ha subito prodotto numeri di merchandising notevoli nel continente americano.
Milan e il sistema Moneyball
Se trasferiamo al calciomercato la solidità di cui i rossoneri godono in ambito economico, il risultato è una facilità nel chiudere acquisti, grazie alla liquidità di cui dispone ma anche all’appeal che il progetto esercita sui calciatori. Chi nutriva legittimi dubbi sulla transizione nell’area tecnica, dal duo Maldini-Massara al meno esperto (sulla carta) Moncada-Furlani sarà rimasto sorpreso dei sette acquisti completati in poche settimane, utilizzando ancora solo lo spazio creato dalla cessione di Tonali, con efficienza sorprendente.
Anche sull’utilizzo degli algoritmi, circolavano facili ironie. Molti credono che Moneyball consista nel selezionare al computer giocatori sconosciuti sperando che si trasformino in campioni. Qualcuno si aspettava giocatori mai sentiti dai nomi impronunciabili: nulla di più errato. Moneyball significa utilizzare grandi quantità di dati tecnici per scegliere profili appropriati a ciascun ruolo: posizione, passaggi, verticalizzazioni, mobilità, uso dei piedi, dribbling, interdizioni, recuperi. Tutto può servire. Importanti sono pure i parametri economici: puntare giocatori a un anno dalla scadenza, per esempio, ottimizza il costo del cartellino consentendo di acquistare più giocatori, a parità di budget, massimizzando il rendimento di ogni euro di capitale impiegato dal club, quindi dagli azionisti.
L’approccio del Milan cambierà il calcio italiano, potete starne certi. Tra qualche anno molti cercheranno di imitare un metodo che consente di ottenere il massimo investimento con le risorse a disposizione, ribaltando il vecchio concetto che i soldi “deve metterli la proprietà”. Nessuna azienda può camminare contando su una proprietà che rimetta all’infinito e – non illudetevi – il calcio non fa eccezione a questa regola. L’azionista deve sostenere il rischio d’impresa, scegliere il management e fissare gli obiettivi ma il principio dell’economia di mercato è che il capitale deve essere remunerato dal business, non viceversa. Chi pensa di fare il contrario non avrà vita lunga.