Ogni viaggio ha un punto di partenza. Marco Baroni si è presentato a Formello l’8 luglio: ha trovato una Lazio che era un foglio bianco, bisognava restituirle un disegno e una prospettiva, un senso compiuto e credibile. A Formello aveva ereditato disordine e rischi, dopo un anno riempito da diciotto sconfitte e dalle polemiche. Ha saputo orientarsi, ha portato un’idea definita, è riuscito a comprimere i tempi di costruzione e a rivalutare giocatori che erano stati bocciati. È entrato in un club che viveva un clima di contestazione: le dimissioni di Sarri, lo strappo con Tudor, i divorzi con Immobile, Luis Alberto e Felipe Anderson, la trattativa sfumata per Greenwood, undici reti nell’Olympique Marsiglia.
L'impatto di Baroni con la Lazio
Si è preso le chiavi di una Lazio che aveva perduto nel giro di un anno un capitale complessivo di 386 gol, compresi quelli di Milinkovic. Baroni non ha chiesto di rinviare i giudizi, non ha mai parlato di step e periodi di transizione: ha preteso risposte immediate da se stesso e dal gruppo. In sei mesi ha anticipato le tappe di un progetto triennale. La squadra ha un’architettura riconoscibile: esprime un calcio spregiudicato e aggressivo. Verticale e fisico, veloce e concreto. Difesa alta, il possesso del pallone non è un dogma. Ritmo e mobilità. Geometria e inventiva. L’istinto è la bellezza di questa Lazio, che deve imparare però a gestire anche i momenti, i dettagli e le emozioni di una partita. Ha uno stile chiaro: la ricerca del divertimento, lo spazio da occupare, una rotazione costante di ruoli e compiti. Energia e rapidità. Quarto posto in campionato, otto punti in più rispetto al 2023-24, gli applausi e il primato in Europa League, il Napoli eliminato negli ottavi di Coppa Italia, diciassette vittorie in venticinque gare, cinquanta gol realizzati, quindici giocatori a segno. Tra coppe e campionato dodici reti sono nate grazie ai cambi in corsa.
Ricambio generazionale voluto da Lotito e Fabiani
Baroni ha dato un indirizzo alla Lazio, senza trasformarla in un esperimento. L’ha aiutata a recuperare una dimensione e a moltiplicare il proprio valore patrimoniale. Il passato non è più nostalgia. Ha capito il significato e le dinamiche di un ricambio generazionale, premiando le scelte di Lotito e Fabiani. Guendouzi e Rovella governano il centrocampo: pressing e modernità. Tavares si è rivelato un affare: cinque milioni pagabili fino al 2029, otto assist, con Dimarco è stato il migliore terzino sinistro nel girone d’andata. Gila ha risorse ancora inesplorate, è un centrale dominante, l’ultimo regalo di Tare. Castellanos è mentalità e lavoro, ha realizzato nove gol, da riserva a insostituibile. Dele-Bashiru è una sorpresa: dinamismo, quattro reti, mezzala o trequartista, in estate la Lazio lo aveva acquistato dai turchi dell’Hatayspor con l’ambizione che potesse diventare come l’ex milanista Franck Kessié, ora all’Al-Ahli. Zaccagni ha la centralità dei leader che sanno coinvolgere tutti. Noslin, Isaksen e Tchaouna devono completarsi.
Lazio, dal mercato un premio per Baroni
È la settimana del derby. E la mappa di questa crescita esponenziale, realizzata con l’aiuto di Baroni, deve contribuire a responsabilizzare la società sul mercato di gennaio. Il centrocampo è incompleto. Vecino mancherà due mesi. Castrovilli rimane una scommessa. Cataldi non è stato sostituito. Serve un intervento mirato. Di spessore e qualità. La Lazio lotta per la Champions, a febbraio sfiderà l’Inter in Coppa Italia, in Europa League può vivere un sogno. Baroni ha permesso al club di ritrovare la direzione, mascherando limiti e problemi strutturali. Adesso Lotito e Fabiani devono metterlo nelle condizioni giuste per proseguire questo viaggio, cominciato tra incertezze e problemi: ecco perché il punto di partenza non va dimenticato. Fazzini rappresenta una soluzione. Berisha è stato seguito a Lecce. Casadei è un’idea concreta. Belahyane costa venti milioni. Atangana è il motore del Reims. Si cercano profili funzionali. Sbloccare subito l’indice di liquidità è un passaggio decisivo: significa prendere coscienza che un mediano in più non è un lusso, ma una necessità.