Lazio, ora servono altri due-tre rinforzi veri

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Fabrizio Patania
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Verissimo, non vende sogni. Le solide realtà di Lotito per ora si chiamano Dele Bashiru, Nuno Tavares, Noslin, Tchaouna, Castrovilli e sono legate al taglio robusto del monte stipendi: il costo del lavoro non può superare l’80% del fatturato, in linea con i parametri Uefa e Figc. La mancata conferma in Champions e la contrazione dei ricavi (sessanta milioni, botteghino escluso) hanno imposto la “spending review”. Ecco l’altra solida realtà digerita a fatica dal popolo della Lazio: se ne sono andati Luis Alberto, Felipe, Immobile e Kamada, ingaggiato l’estate scorsa per sostituire Milinkovic. Dei pilastri su cui Inzaghi e Sarri negli ultimi otto anni avevano costruito una squadra da zona Champions è rimasto solo Zaccagni. Il crollo di entusiamo, in pochissimi mesi, è stato vertiginoso. L’amichevole di Southampton non sposta le valutazioni. Serviranno due o tre rinforzi in grado di alzare il livello per immaginare traguardi ambiziosi. Oggi fissare il quarto posto come obiettivo significherebbe mettere una pressione esagerata o chiedere l’impossibile a Baroni.

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Lazio, si lavora a un nuovo ciclo

La Lazio, senza troppi giri di parole, al momento si è indebolita. Meno soldi, meno classe. Un gap spaventoso da centrocampo in su. Nella migliore delle ipotesi, se scommesse e investimenti riusciranno, riscuoterà risultati nel tempo. Fabiani è infastidito dai pregiudizi, il suo messaggio rivolto al futuro non sta passando. Comprensibile. Lavora per ringiovanire e costruire, con margini di rischio elevatissimi, un nuovo ciclo. Ha bisogno di accelerare le uscite, realizzando un risparmio di 15 o 20 milioni, per completare il mercato. La competenza di Sabatini ci ha rassicurato su Tchaouna («È da Lazio»), ma bisognerà aspettare e addestrarlo per vederlo esplodere. Noslin ha buone prospettive da attaccante di movimento, non è un centravanti classico. Nuno Tavares ha totalizzato solo 8 presenze (455 minuti) nell’ultimo campionato di Premier con il Nottingham e si è infortunato alla prima uscita. Logico dubitare. Castrovilli, forse l’acquisto più intrigante, viene da due anni di stop. La Lazio lo ha sottoposto all’esame di quattro pareri ortopedici prima di tesserarlo. L’ex viola può dare un tocco diverso al centrocampo, ma quante partite riuscirà a giocare e con quale rendimento? L’attacco dipenderà dalla vena realizzativa di Castellanos.

Lotito e il futuro della Lazio

Parliamoci chiaro. Non c’è bisogno di ripensare a Vieri, a Crespo e all’opulenza di Cragnotti. Ci sono state tante altre Lazio di Lotito più sicure e affidabili. Klose e Rocchi avevano preceduto Immobile in una staffetta dei numeri 9 mai interrotta. Leiva veniva dopo Biglia e Ledesma. Acerbi aveva sostituito De Vrij. Felipe si era infilato nella scia di Hernanes. Luis Alberto prese il posto di Candreva. I top a Formello sono stati sempre sostituiti con interpreti sicuri. Questa volta si sta andando verso l’ignoto o il futuribile. Lotito non ha mai messo in pericolo i conti e la stabilità finanziaria del club. Negli ultimi due anni non ha preparato il ricambio generazionale e ora deve tenere fede agli impegni assunti. Sotto contestazione, di solito tira fuori acrobazie inattese. Ha tempo sino a fine agosto per sorprendere. L’altra possibilità è legata a una comunicazione sincera. Lo conosciamo bene e da vent’anni. «Meglio una brutta verità che una bella bugia» ci ha detto mille volte al telefono. Ecco il punto. Non si può tradire una fede. Venticinquemila tifosi hanno sottoscritto e pagato l’abbonamento al buio. Non lasceranno sola la Lazio, vogliono divertirsi all’Olimpico. Basta poco per risollevarsi. Due o tre acquisti giusti oppure, pensando al futuro, uno slancio di umiltà. Se di più non si può fare, lo si dica con chiarezza. Un campionato da decimo posto sarebbe accettabile, in ottica ripartenza e con logiche diverse, dichiarandolo in anticipo.


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