Lazio, rebus attaccante: Baroni sceglie il modulo

I nuovi attaccanti biancocelesti sono stati poco incisivi nel 4-2-3-1 di Frosinone. Dele-Bashiru ancora disorientato, il tecnico può riprovare il 4-3-3
Lazio, rebus attaccante: Baroni sceglie il modulo© Getty Images
Daniele Rindone
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Una vittoriuzza. Non si può dire che la Lazio di Frosinone riscaldi i cuori e rubi l’occhio. Gioco difettoso in costruzione e tra le linee, imbarazzi di troppo davanti. Riveduto e “scorretto”, l’attacco nuovo ha sparato a salve. Baroni ha difeso Dele-Bashiru, Tchaouna e Noslin. La carica agonistica non manca, mancano le soluzioni. A Tchaouna il tecnico chiede di uscire dal binario di destra: «E’ rimasto un po’ isolato, deve venire dentro al campo, lo sa fare». Conosce meglio di tutti Noslin, continua a vederlo centravanti: «Ha mobilità e profondità». Su Dele-Bashiru scommette, non si sa se per convenzione o per convinzione: «Deve venire tra le linee a prendersi il pallone. E’ un giocatore che ha delle potenzialità incredibili. Ha tiro, forza, qualità». Di tutti e tre, in uno slancio naturale, ha detto «devono crescere e devono farlo velocemente, era la prima volta insieme».

Baroni, rebus modulo: la scelta

L’ottimismo della fede è tipico del calcio estivo, non è quello della ragione. La condanna di ogni precampionato, di questo ancora di più, è che bisogna essere quello che gli altri pretendono che tu sia e non sempre sei capace di essere. Baroni si porta dietro croci non sue e il rebus modulo. Ad Auronzo era sempre partito con il 4-2-3-1, utilizzando Guendouzi sulla trequarti. A Rostock in partenza ha provato il 4-3-3. A Frosinone è tornato al 4-2-3-1. «Siamo principalmente alla ricerca di un calcio di mobilità, anche di aggressività», il mantra. I mediani si mettono in verticale, le ali devono entrare in mezzo al campo, il trequartista deve cucire e inventare come ogni trequartista, insieme al centravanti bisogna dare pochi riferimenti. Questa è la mobilità richiesta. Baroni ha rivelato di aver visto alcuni dei movimenti provati in allenamento. Dele-Bashiru interpreta il ruolo di trequartista senza le caratteristiche tattiche che s’aspetta l’allenatore: «Dobbiamo centrargli il ruolo», l’ammissione che un po’ inquieta. Il nigeriano ha perso l’orientamento quando ha ricevuto alcuni palloni, l’appunto mosso dal tecnico. Baroni, per aggressione, intende il pressing alto. Qui si sono visti dei progressi. Sabato, dopo il 30’, la Lazio è andata uomo su uomo in fase di non possesso con più uomini, dietro rimanevano solo i quattro difensori in partità numerica. Ci aveva provato Tudor, non pochi i rischi.

Lazio, per il 4-3-3 serve il mercato

Baroni ha ribadito che il vertice basso o alto determinerà il modulo. Da giorni ci sono tracce che indicano il ritorno al 4-3-3 come assetto di riferimento per il campionato, si vedrà se sarà utilizzato a Southampton o contro il Cadice, due test per aumentare il minutaggio di tutti, aspettando i rientri di Tavares e Castrovilli, i più a rischio. Nel 4-3-3, modulo più lineare, c’è un rebus da sciogliere. I registi sarebbero Rovella e Cataldi. La Lazio ha trattato Camara del Metz, poi finito al Monaco. E’ automatico pensare che un play in più, con caratteristiche di costruzione più naturali, occorra a Baroni. Da Formello non escludono un ingresso a centrocampo, dipenderà dal mercato in uscita.

Lazio, le soluzioni di Baroni

E’ una Lazio costruita per avere intensità emotiva e carica agonistica. Aspettando Castrovilli (da valutare la sua affidabilità fisica a lungo termine) andrebbe aggiunta qualità e il mercato consente di farlo. Baroni a Frosinone aveva i santi in panchina: l’ingresso di Romagnoli accanto a Patric, del duo Rovella-Vecino, la mossa Pedro trequartista e Taty centravanti hanno permesso di avere uno spartito di gioco più plausibile sempre nel 4-2-3-1. Vecino può occupare tutti i ruoli e garantisce varie soluzioni. Pedro, per quanto adattato nel ruolo, ha la giocata nel Dna. Non che Castellanos abbia fatto meglio di Noslin: a Rostock era entrato dentro l’area, a Frosinone ha brancolato. Non rimane che aspettare tempi migliori, soluzioni che esaltino gli attaccanti, sono sempre loro la grande incognita. Ma non dotare un allenatore di fantasia è come sottrarre la vena creativa a un poeta.


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