Lotito e l'altro Greenwood

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Lotito e l'altro Greenwood© Getty Images
Stefano Chioffi
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Le telefonate e i messaggi su whatsapp di De Zerbi hanno contribuito a influenzare la decisione di Mason Greenwood, così come i consigli del papà Andrew e della mamma Melanie, ma a fare la differenza è stata la forza economica dell’Olympique Marsiglia, che fattura trecento milioni - il doppio della Lazio - e viene finanziato dall’imprenditore americano Franck McCourt, a cui Forbes attribuisce un patrimonio di 1,4 miliardi di dollari. Neppure i possibili problemi ambientali e l’onda negativa dei giudizi espressi dal sindaco Benoit Payen e da alcuni giornali francesi, pronti a ricordare la denuncia per violenza domestica ricevuta in passato dal giocatore, hanno fatto cambiare idea a Mason e alla moglie Harriet. 

Greenwood non era solo un nome da campagna abbonamenti per il club biancoceleste, ma un’occasione per completare una squadra ripensata in estate e ancora da decifrare: l’inglese, ventidue anni, quarantacinque gol e diciotto assist tra Manchester United e Getafe, avrebbe formato con Zaccagni una delle coppie di esterni più interessanti della serie A. La scelta di demolire logiche e gerarchie dell’ultima Lazio, quella di Immobile e Luis Alberto, ha rimesso in discussione il valore globale di un gruppo, ma per Lotito questo strappo con il passato è stato un passaggio obbligato. Una necessità, una mossa ragionata, come l’acquisto dal Verona di Noslin, pagato diciotto milioni e mezzo, l’investimento più oneroso nei suoi vent’anni di gestione dopo Zarate e Muriqi. Puntare su una nuova gioventù e sullo scouting è un percorso che nasce dall’ambizione di ispirarsi ai modelli dell’Atalanta, del Bayer Leverkusen e del Feyenoord: comprimere i costi (il monte ingaggi è diminuito del 20%), generare ricavi dal trading player e restare competitivi. I 23.000 tifosi che si sono già garantiti un posto allo stadio Olimpico rappresentano un’apertura di credito verso la società e un segnale di stima nei confronti di Baroni. 
Lotito ha sempre sottolineato che la sua strategia di lavoro è basata sui contenuti. Zero promesse, ma solide realtà. Una ragione in più, adesso, per portare alla Lazio il misterioso talento che “vale dieci volte più di Greenwood”, descritto così l’8 luglio dal presidente nel centro sportivo di Formello, mentre parlava di iva e commissioni. L’inglese è entrato nella collezione degli affari sfumati. Aveva già sfiorato la Lazio nella scorsa estate: trattativa saltata a causa del fuso orario, come ha spiegato il senatore. Stavolta invece l’ex United ha scelto il 4-2-3-1 di De Zerbi, ma soprattutto l’offerta dell’Olympique di McCourt, che gli ha consegnato la maglia numero dieci e ha preso anche il mediano danese Højbjerg dal Tottenham e il difensore Brassier, uno dei talenti della Ligue 1. 

Negli ultimi tempi, quando la Lazio ha impostato sul mercato estero qualche operazione di alto profilo, gli intoppi non sono mancati: da Olivier Giroud a David Silva. Eppure c’è stato un periodo in cui la società, con Lotito e il ds Tare, aveva saputo prendere stranieri del livello di Klose, Hernanes, Felipe Anderson, Biglia, De Vrij, Lucas Leiva, Luis Alberto e Milinkovic, arrivato a Roma dopo aver vinto il mondiale under 20 con la Serbia. Ecco perché dall’8 luglio è scattato il conto alla rovescia sull’altro Greenwood. Consegnarlo a Baroni e ai tifosi è una questione di principio: anche le parole hanno un valore. 


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