Il traguardo è vicino, sembra allontanarsi. Storia prevista, a meno di sorprese inattese la Lazio chiuderà senza acquisti e sarà l’unica della Serie A. Anche un solo movimento, maggiore o minore, lo hanno fatto tutte le società. Solo un indicatore statistico. Il mercato di gennaio è sempre stato uno dei limiti insuperabili della presidenza Lotito. Un limite all’ambizione. Non comprando, a caro prezzo si sono spesso pagati i rimpianti finali. Tanto sforzo ha compiuto in estate il presidente investendo come mai era successo prima. Con tanta buona volontà, un altro piccolo grande passo potrebbe ancora compierlo trasformando l’autocratica certezza di infallibilità in un’autocritica propositiva. Alcuni limiti, soprattutto in attacco, ci sono. La Lazio è di nuovo in scia Champions (a meno 2 dal quarto posto) e non si può fare finta di nulla: tira poco e segna pochissimo, infortuni (Patric e Zaccagni per le lunghe) o crisi dei singoli (Kamada) hanno ridotto le scelte di Sarri, il calendario da qui a marzo proporrà scontri diretti e il doppio incrocio con il Bayern Monaco, tra fine marzo e l’inizio di aprile in ballo ci sarà la semifinale di Coppa Italia. Si è proprio sicuri a Formello che basta la Lazio attuale? Di tentativi ne sono stati fatti, c’erano tutte le condizioni per chiudere un’operazione. L’indice di liquidità non è più d’impiccio e d’impaccio. Lotito ripete che «la Lazio ha un futuro davanti» e che «non ha problemi economici». Sono discorsi motivanti. A Formello c’è stata la volontà di studiare il mercato, di cercare un’ala giovane. Ma fino a ieri le offerte presentate non sono state accettate. Di base, Lotito e il diesse Fabiani hanno voluto difendere gli investimenti, le scelte estive, soprattutto l’armonia dello spogliatoio (l’avrebbe potuta minare l’arrivo di un over 30). Hanno sempre valutato profili giovani da aggiungere alla batteria di attaccanti. Sarri un’ala l’avrebbe accolta con molto piacere, il problema del tiro e del gol lo ha investito dall’inizio della stagione e non è mai riuscito a porvi rimedio. Il rischio, già corso in estate, è che dall’escalation si passi alla de-escalation. A giugno, dopo il secondo posto, Mau e la squadra aspettavano acquisti di valore assoluto. Sono arrivati giovani promettenti, prospetti che possono ambire alla grandezza, ma non erano pronti per continuare il percorso. E il cedimento strutturale ha portato la Lazio a rotolare giù.
Il rush finale
C’è tempo fino alle 20 per continuare a valutare occasioni. Per giorni sul tavolo sono rimasti i nomi di Clarke del Sunderland, di Whittaker del Plymouth, di Rowe del Norwich. Tutti inglesi, tutti under 25, tutti blindati o con prezzi alti. La Championship è un campionato di baby di talento, qui vengono svezzati quelli destinati a fare il salto in Premier. La Lazio ci ha provato, ma non è riuscita a fare centro. In corsa c’è stato anche Garré, classe 2000, gioca nel Samara, club russo. E’ argentino, ha passaporto italiano. E’ stato valutato Gil del Tottenham, ma non ha uno score offensivo allettante. Accettava il prestito solo al Brighton, non altrove, vuole una soluzione definitiva. E’ valutato 20 milioni, la Lazio eventualmente era interessata al prestito con diritto di riscatto e non con obbligo. Sono i nomi che possono ballare fino alle 20, ma i segnali arrivati ieri erano gli stessi di martedì: nessun acquisto. L’unica operazione annunciata dalla Lazio è quella che ha portato a Formello Vincenzo Di Gianni, classe 2006, dal Gubbio. E’ un attaccante, va in Primavera. Lotito, volendo, ha tempo per evitare un altro finale senza acquisti. L’importante è che venga risparmiato il tragicomico e crudele balletto dei 10 minuti finali, lo storico teatrino.