Juve, ci sono tre casi: la tensione rischia di salire

Tra gli esclusi, Szczesny, De Sciglio, e Huijsen quelli più in fermento: alcune scelte fatte dal club stanno alimentando casi e generano malcontento
Andrea Losapio
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Usare il pugno duro ha le sue controindicazioni. La Juventus vive in equilibrio precario fra il repulisti in corso - e nemmeno negato dalla dirigenza - e possibili scenari da Far West. Il mezzogiorno di fuoco non è ancora arrivato e non è detto debba andare in scena, ma la tensione si respira. Non è un caso che in Germania ci sia una squadra mutilata, ridotta ai minimi termini, quasi improvvisata. Vero è che ci saranno altri arrivi come quelli dei brasiliani, ma i tanti rimasti a casa rappresentano un qualcosa di unico negli ultimi anni, al netto delle dichiarazioni politiche di chi decide. La fronda di scontenti esiste, neanche tanto velata. De Sciglio è uscito allo scoperto dopo la mancata chiamata per il ritiro presso l’Adidas HQ di Herzogenaurach. «Nelle ultime ore ho sentito inesattezze sul mio conto. Voglio precisare che sto bene e non ho nessun problema fisico, ma la mia non convocazione è stata puramente una scelta della società». È la cartina tornasole di come il club stia mettendo una distanza con i propri tesserati indesiderati, che costano molto e che possono essere ceduti senza particolari problemi. Per De Sciglio si vocifera di pista estera, ma siamo al momento dei sondaggi, mentre il Monza si è già mosso concretamente.

Juve, la situazione Szczesny: terzo portiere con maxi ingaggio

A proposito di brianzoli e di non felici, c’è poi la situazione di Wojciech Szczesny. Negli scorsi mesi si è sempre detto orgoglioso di essere rimasto alla Juventus - l’anno scorso non ha preso in considerazione un trasferimento al Bayern Monaco perché si trova bene a Torino - e che non avrebbe nessuna intenzione di andare in Arabia Saudita. Meglio le sfide alla prigione dorata, insomma. Il problema è che attualmente pure la Juve si sta trasformando nella seconda. L’approdo di Di Gregorio, acquistato praticamente subito e in anticipo sullo stupore di chiunque, lo porta a essere una riserva. Non come secondo portiere, per quello c’è Perin, ma addirittura terza opzione. Il resto lo fa l’ingaggio netto da oltre 6 milioni, perché i bianconeri se lo risparmierebbero volentieri, cedendolo anche gratis a chiunque possa offrirgli una porta da difendere. Ha però un altro anno di contratto e non è poi così peregrina l’ipotesi che rimanga a Torino rifiutando tutte le destinazioni, proprio per come è stato scaricato nelle ultime settimane: al Monza non vuole andare (ma Galliani spera di convincerlo, mettendo in campo carisma e diplomazia), per volare in Arabia chiede un biennale da quasi 30 milioni netti, altrimenti è inutile trasferirsi per guadagnare poco più che in Italia. Un bel puzzle da risolvere, visto il peso a bilancio. Infine Huijsen. Aveva le idee chiare, cioè quelle di ritornare alla Juve per trovare spazio e giocarsi le proprie carte: Champions, Scudetto, Supercoppa Europea, Mondiale per club. La prospettiva allettava non poco, ma è finito praticamente subito nel calderone dei trasferibili, neanche convocato per il ritiro in Germania, quasi a mettergli fretta per prendere una decisione in direzione Stoccarda. Lui preferisce aspettare una grande europea per prendersi ciò che gli è vietato con la Juventus, accettando tutte le implicazioni positive e negative del caso.

Juve, altre tensioni con i giocatori in uscita

A vari livelli non sprizzano di gioia McKennie, che ha rifiutato l’Aston Villa chiedendo una buonuscita, così come Chiesa, che era in contatto per un rinnovo ponte fino al 2026, salvo poi vedere naufragare questa possibilità dopo la bocciatura di Thiago Motta: per lui i tempi sono lunghi perché in questo momento non ci sono offerte e non è da escludere lo scenario di un’operazione allargata a uno scambio in agosto. Magari per uno come Raspadori.


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