Tra un Cristiano e l’altro due stagioni della Juventus che non sembrano fatte per sovrapporsi. La rivoluzione dirigenziale di Elkann esprime infatti il desiderio di un radicale cambiamento nei metodi, nei rapporti, nella visione. Il primo Cristiano, arrivato a Torino nell’estate di 5 anni fa, doveva garantire al club un sensibile upgrade della dimensione internazionale, oltre alla crescita dell’intero universo Continassa. Riuscì solo in parte. Sul piano sportivo Ronaldo non portò la tanto agognata Champions, obiettivo che aveva giustificato il mega-investimento: garantì tuttavia la continuità di risultati a livello nazionale con altri tre scudetti. Su quello finanziario sappiamo bene come (non) è andata. Complice anche la pandemia.
L’arrivo dell’altro Cristiano, al di là del ruolo totalmente diverso - dal campo alla scrivania c’è il mondo - non ha richiesto sacrifici economici, se non al diretto interessato. Giuntoli è stato voluto da Elkann e Scanavino per aggiungere esperienza e conoscenze a un gruppo di recentissima costituzione: della Juve di Andrea Agnelli, cancellata dalla giustizia sportiva, sopravvivono soltanto Massimiliano Allegri, che sta per iniziare l’ottava stagione in bianconero, e Giovanni Manna, il giovane direttore sportivo dal quale lo stesso Agnelli sarebbe volentieri ripartito. Oltre a Federico Cherubini, destinato purtroppo e per sentenza, a un ruolo marginale.
Il compito di Giuntoli, che per più di una ragione ha voluto lasciare Napoli dopo otto importanti stagioni e lo storico scudetto, comporta rischi elevati. Le risorse sono limitate e Allegri è, almeno in partenza, inviso a gran parte della tifoseria e dei media che da mesi chiedono la sua testa senza peraltro indicare alternative credibili: Spalletti, l’unica soluzione verosimilmente convincente, non è praticabile poiché sotto anno sabbatico, gli altri nomi buttati lì tanto per aggiungere qualcosa, a Max potrebbero, al momento, pulire le scarpe. Giuntoli - lo sottolineo - non parte però da zero, tutt’altro: in attesa della “liberazione” da De Laurentiis, Manna ha piazzato tre colpi eccellenti ricavando 30 milioni dalla cessione definitiva di Kulusevski, acquistando “Tim” Weah e confermando Rabiot, ritenuto imprescindibile dall’allenatore. Altre due operazioni sono state abbozzate. Da oggi, però, lui e Manna dovranno occuparsi dei giocatori esclusi dal progetto tecnico e al tempo stesso monitorare gli sviluppi mercantili di Chiesa e Vlahovic, le cui cessioni consentirebbero di ricavare il denaro per acquistare un centravanti più funzionale al gioco e aderente ai princìpi e all’obiettivo stagionale di Allegri: lo scudetto.