Era considerata la squadra più dotata già nel campionato scorso, dopo le prime operazioni di mercato lo è ancora di più. L’Inter di Lukaku può ripartire, con un’arma pesante in più, alla riconquista dello scudetto perso un mese fa.
La ricomposizione della coppia che aveva portato il titolo nella stagione di Conte è il punto fondamentale di questa nuova e più autorevole candidatura nerazzurra. Nel campionato dello scudetto in due hanno segnato 41 gol, Lukaku 24 e Lautaro Martinez 17, migliore coppia-gol davanti agli juventini Ronaldo-Morata. E’ vero che nell’anno seguente, con Lukaku passato al Chelsea, il suo ex e ritrovato compagno Lautaro, accanto a Dzeko, Correa e talvolta Sanchez, ha segnato ancora di più (21 gol), ma la forza dei due, soprattutto l’intesa e la capacità di mettersi a disposizione l’uno dell’altro, aveva stabilito la differenza fra l’Inter e le sue rivali. L’argentino potrà beneficiare di nuovo della presenza, fisicamente massiccia e tecnicamente qualificata, del belga. Che troverà nell’Inter un gioco diverso rispetto a quello di Conte, quando lo schema vincente era il lancio lungo per Lukaku, il controllo, l’uscita della squadra, l’appoggio e via dentro l’area avversaria. Adesso c’è più ragionamento, c’è più palleggio, l’Inter punta la porta con gli inserimenti frequenti delle sue mezze ali (da qui l’acquisto di Mkhitaryan).
Toccherà a Lukaku recuperare l’anno perduto col Chelsea cercando di sostenere questo nuovo tipo di manovra. Dovrà lavorare di più per la squadra, come ha fatto Dzeko, pur avendo caratteristiche differenti dal bosniaco. Lukaku non è un regista d’attacco, è una sponda, la più efficace delle sponde che, in un attimo, si trasforma in risolutore. Per puntare allo scudetto a Inzaghi servono due attaccanti in grado di superare quota 20 gol. L’Inter ha chiuso il campionato scorso col miglior attacco (84 reti, 10 più del Napoli e 15 più del Milan), ma Dzeko, finito alle spalle di Lautaro Martinez fra i cannonieri nerazzurri, si è fermato a 13 gol. Lukaku ne garantisce una decina in più ed è una bella differenza.
Il numero delle reti potrebbe aumentare con l’acquisto di Dybala che, scombussolando i piani di Inzaghi, spingerebbe l’allenatore a cercare alternative al consolidato 3-5-2. L’anno scorso, quando la squadra ha avuto la netta flessione (7 punti in 7 partite) che ha pregiudicato la sua corsa allo scudetto, Inzaghi è rimasto fedele al suo 3-5-2. Avesse avuto Dybala, forse avrebbe pensato anche a qualcosa di diverso, un centrocampista in meno, un trequartista/fantasista in più. L’ex allenatore della Lazio ha convinto nella sua prima stagione milanese non solo per le due coppe conquistate ma anche per il gioco quasi sempre brillante e convincente. Gli è mancato però il guizzo per lo scudetto, non ha cambiato linea quando invece avrebbe dovuto inventare una soluzione. E anche in questo senso va letto l’acquisto di Mkhitaryan. Può essere l’armeno, o anche Calhanoglu, ad avanzare dietro le due punte lasciando il centrocampo nelle mani di Barella e Brozovic. Non sarebbe una novità, anche l’anno scorso Calhanoglu rifiniva l’azione d’attacco, alternandosi con Barella (12 assist su azione). Il turco e l’armeno vanno comunque considerati dei centrocampisti, offensivi, ma sempre centrocampisti. Dybala è un attaccante, la differenza è evidente.