Si muove, l’astuto, ma non si agita. Telefona, contatta, si impegna a voce tanto in seguito potrà serenamente disimpegnarsi: così si fa e si faceva anche alla Juve, chiedere a Paratici. Beppe Marotta non tralascia un solo particolare, batte più piste, insieme ad Ausilio tiene in gara e alla grande una barca che fa acqua, e trova perfino il tempo per partecipare come ospite d’onore al B2B Lab organizzato da Magda Pozzo. Dimenticavo: attende con relativo distacco che a Reggio Emilia si compia il miracolo dei miracoli. Lui non ha ancora perso la speranza.
Di soldi da spendere ne ha pochissimi, l’autosufficienza è diventata una condanna (non solo per l’Inter) per cui, prima di stringere sugli acquisti, è costretto a mettere in conto almeno una cessione importante (Bastoni for Conte il principale candidato all’uscita). In questa pagina Andrea Ramazzotti disegna un quadro, il più chiaro possibile, sulla programmazione interista (tutto può cambiare, naturalmente: comandano le richieste). Tra le cose fatte e quelle da fare, figurano ad esempio il sorprendente rinnovo di Handanovic, la nuova offerta presentata all’agente di Perisic, l’interessamento per Cambiaso del Genoa (soluzione praticabile se Perisic dovesse andar via), il tentativo di allungamento del contratto di Skriniar e la telenovela Dybala, che Inzaghi non ha richiesto disponendo di quattro attaccanti e non volendo rinunciare a Lautaro – non è esclusa una buonuscita per Sanchez, riserva da 7 milioni netti anche nell’ultimo anno, il prossimo.
In questo momento sull’argentino c’è più Marotta che l’Inter, anche se il classico foglietto con le cifre e la durata dell’accordo non ha ancora raggiunto a Torino Jorge Antun. La Roma si è improvvisamente fermata, Pinto è sparito. Due mesi fa, sollecitato da Mourinho, il ds dei Friedkin si era attivato con l’entourage dell’argentino, le parti avrebbero dovuto risentirsi dopo la partita con il Venezia. Da quel momento però il portoghese s’è fatto di nebbia.
Marotta non ha mai nascosto di coltivare una passione speciale e di provare affetto per Dybala; passione che prescinde addirittura dalle reali necessità dell’Inter: la qualità della Joya è peraltro indiscutibile. Per questo potrebbe passare - nelle intenzioni - da uno o due anni per permettere al fantasista di rilanciarsi e guadagnare il Mondiale a qualcosa di più soddisfacente.
Nell’eventualità assai concreta che il Milan conquisti lo scudetto, l’arrivo di Dybala può in effetti rappresentare una sorta di premio di consolazione per la tifoseria, oltre che un arricchimento tecnico per l’organico che disporrebbe così di due prime punte, Lautaro e Dzeko, e due seconde di alto livello, Dybala e Correa.
Ripeto: Marotta sa come si fa. E come si è sempre fatto. Un giorno Marco Branca, il ds del Triplete, nelle luminose stagioni in cui gli algoritmi e i big data non facevano danni nel calcio, mi disse: «Sul mercato non ho mai avuto un piano B, solo piani A: abbozzavo trattative con cento giocatori e portavo a casa quello che desideravo».
Pensierino finale in salsa giallorossa. Da quando è arrivato a Roma Mourinho non ha fatto i tradizionali (spettacolari) capricci; ha esibito - infiorandola di pensieri e parole mourignani - l’umiltà che solo i grandi posseggono (e formalmente detestano); ha restituito al club il suo popolo fremente e voglioso di orge sentimentali; si appresta ora ad affrontare un impegno europeo che illustri panchinari e incolti scrivàni snobbano ironizzando sul nuovo Special: a questo punto la Roma ha bisogno di un salto in alto verso un campione, e Dybala è indubbiamente l’uomo giusto. Mourinho formato eroe del possibile che non può sognare l’impossibile - la sua arma migliore - è solo un intollerabile spreco. Dategli un campione - direbbe Archimede - e vi (ri)solleverà il mondo.