Motta, avanti un altro

Leggi il commento del direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
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Il tifoso del Bologna non ci metterá molto a dimenticare Thiago Motta. Lo dice la storia. Fulvio Bernardini fu liquidato dopo lo scudetto dall’Associazione Industriali perché s’era rotto il feeling e il nuovo presidente, Luigi Goldoni, non s’interessava di calcio. Gigi Maifredi, quando circolò la voce che sarebbe andato a Torino, subì una beffa tutta petroniana: la targa di una delle vie più nobili e centrali della città - Via Orefici - fu coperta da Via Maifredi, con l’intento smaccato di toglierselo di torno. No, il bolognese non fa drammi: Motta alla Juve? La Juve a Motta? Fatti loro (stavolta voglio essere raffinato).

Immagino che Joey Saputo abbia impiegato pochi minuti per chiudere signorilmente la questione: l’avevano preparato, in società c’era chi sapeva dall’autunno che a giugno l’allenatore avrebbe preso altre strade. In effetti Thiago si era chiuso a riccio: aveva ridotto all’essenziale i rapporti con la dirigenza, per dedicarsi esclusivamente al campo, ai ragazzi. Al risultato. Con successo, uno storico successo.

Non a caso chi lo segue da tempo, Alessandro Canovi, avendolo ereditato dal padre Dario che per Thiago stravedeva, nei mesi scorsi ha tentato in tutti i modi di distogliere l’attenzione dai temi rinnovo e Juve, soffermandosi su alcune particolarità del carattere dell’assistito e lasciando aperta - bontà sua - la porticina bolognese.

Mezze bugie di circostanza. L’irritazione diffusa dai social subito dopo la pubblicazione del comunicato che ha sancito la separazione era inevitabile. Sbagliata semmai la tempistica: l’ufficializzazione dell’addio poche ore dopo una festa di piazza - decine di migliaia di persone - che la città non viveva da oltre mezzo secolo, non è stata piacevole. Pur se sono cose alle quali siamo abituati.

A Motta, che ha semplicemente fatto i propri interessi, devono essere riconosciuti la straordinaria qualità del lavoro svolto e il raggiungimento dell’"obiettivo impossibile". Perciò non me la sento di criticarlo, sono inoltre convinto che non ne abbia fatto una questione di soldi: i 5 milioni che la Juve (o altri) gli garantiranno per tre anni li avrebbe presi anche a Bologna, purtroppo considerata da decenni una tappa di passaggio.

Alla Juve Thiago non dovrà ricostruire alcunché: in questi mesi ho sentito e letto che la squadra era (è) competitiva, così piena di nazionali, e che meritava un piazzamento migliore. Il gotha degli opinionisti ha stabilito che il problema fosse quell’incapace di Allegri, «uno che i calciatori li peggiora». I 12 titoli conquistati in 8 anni? Pura casualità.

Io penso esattamente il contrario e so di averlo ripetuto fino allo sfinimento. Ma se è come dicono quelli, a Giuntoli basterà aggiungere solo un paio di pezzi importanti per presentare una Juve SuperChampions. Auguri.


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