ROMA - E il terzo anno Sarri creò la Lazio. Sembra una parabola, ma è la promessa che due anni fa l’allenatore fece presentandosi a Lotito e ai tifosi. Due anni di un rodaggio di lusso considerati i risultati assai più lusinghieri del previsto. Un quinto posto e un secondo, con la ciliegina di una prematura Champions. Oggi la Lazio riparte con una squadra potenziata dal miglior mercato dei 19 anni dell’era Lotito. Dobbiamo dare atto al presidente-senatore-imprenditore-acrobata di avere consegnato al proprio allenatore una squadra a immagine e piacimento del tecnico. Con l’abilità e la parsimonia che ciascuno gli riconosce, al di là degli sberleffi e dell’egocentrismo smodato. Un colpo dietro l’altro con una spesa modesta, investendo i 40 milioni di Milinkovic e pochi spiccioli, e portando a casa, contrariamente agli anni passati, giocatori di sicuro affidamento. Basti pensare che Kamada, Isaksen, Catellanos, Rovella e Pellegrini sono costati quanto Muriqi, Marcos Antonio, Basic, Durmisi e Kamenovic, la differenza è fra 40 milioni investiti con giudizio e 40 buttati dalla finestra (e a Tare fischieranno le orecchie). L’innesto di questi cinque giocatori non sarà sufficiente per ambire allo scudetto e ad un cammino da protagonista nella Champion, ma certamente utile a compiere una stagione soddisfacente e a preparare, con la giovane età dei nuovi, un futuro ancora migliore. Per aspirare a qualcosa di più servirebbe una ulteriore iniezione rinvigorente a centrocampo, cosa che Lotito non ha escluso da qui a fine mercato. In realtà ogni ruolo appare coperto da due giocatori se non proprio dello stesso livello siamo molto vicini. Ad eccezione di uno: Luis Alberto. Non compare in rosa un centrocampista non dico dallo stesso altissimo talento ma dalle stesse caratteristiche. Samardzic, di cui si vocifera, sarebbe il completamento di un disegno perfetto nel cerchio delle possibilità economiche. Con poco tempo a disposizione per i tentennamenti nella prima fase del mercato e le illusioni Berardi e Milik, Sarri ha disegnato la Lazio del dopo-Milinkovic con una variante, visibile soprattutto nell’ultimo test di Latina: maggiore velocità. Una qualità che al “sergente” mancava, assieme alla continuità di rendimento. Sergei amava la compagnia del pallone, lo accarezzava, spesso lo usava come attrezzo per l’esibizione del suo talento. Kamada ha fatto intravvedere maggiore praticità e collaborazione, non so se sarà vittima delle pause del suo predecessore che in alcune parentesi della sua indubbia classe sembrava passeggiare in campo come in via del Tritone per lo shopping. L’eredità che Milinkovic lascia è pesante se pensiamo anche ai gol e agli assist capace di collezionare negli otto anni di Lazio, per questo Sarri ha pensato di sopperire alla sua fisicità con la velocità. Vuole che la Lazio giochi massimo a due tocchi, giro palla possibilmente di prima, nell’area avversaria deve arrivare in un lampo. Pellegrini, Rovella, Kamada, Isaksen sono stati scelti da Sarri per l’abbinamento tecnica-rapidità. Comincia dunque a Lecce la nuova fase, la Lazio.3 che Sarri aveva preventivato. Non sarà ancora la nuova Lazio perché gli ultimi acquisti devono completare il rodaggio, ma sarà già una Lazio parzialmente ripensata. Difficile sarà migliorare il secondo posto (non ho detto impossibile), ma farsi onore è obiettivo minimo. Cominciando da Lecce che l’anno scorso, dopo la sosta mondiale, sembrò dare una picconata ai sogni di gloria.