Ronaldo al Napoli e Osimhen via per 130 milioni? Lo farei subito

Ronaldo al Napoli e Osimhen via per 130 milioni? Lo farei subito© EPA
Ivan Zazzaroni
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Da trecento milioni di costo complessivo nei tre anni di Juve alla ricerca spasmodica e francamente imbarazzante di una via di fuga da Manchester. Il trentasettenne Ronaldo è unico in tutto, tanto nella costruzione quanto nella svalutazione di se stesso. Da settimane non si parla che della rottura con lo United e dei tentativi effettuati da Jorge Mendes, suo storico agente, per convincere Bayern, Chelsea, Psg, Milan, Inter, Juve, Real e addirittura l’Atlético Madrid a ingaggiarlo per la stagione dell’ultimo Mondiale possibile. Ci sono allenatori che hanno ricevuto la chiamata direttamente dal giocatore, il quale ha collezionato una serie record di due di picche. Il protagonista - insieme a Messi - degli ultimi vent’anni del calcio, primatista indiscusso di gol e vincitore di titoli nazionali, internazionali e Champions, accusato di eccesso di individualismo, narcisismo e arroganza si è dunque ridotto a una sorta di questua, pur se milionaria.

L’ultima spiaggia battuta da Mendes è Napoli. Da giovedì sera l’Operazione San Gennaronaldo (Osimhen a Manchester per minimo 130 milioni e CR7 al Maradona) riempie di sé i siti non solo italiani. C’è chi giudica tristissimo l’epilogo della carriera del portoghese, io trovo che non ci sia nulla di triste. Ci sarebbero invece da fare considerazioni più serie e utili sulle spese che il calcio si permette, spacciandole per investimenti. Attraverso Ronaldo (anche in quel caso fu Mendes a offrirlo) la Juve tentò l’upgrade internazionale, che solo in parte ha ottenuto: le mancate vittorie in Europa e la pandemia hanno infatti trasformato il supercolpo in un superflop più finanziario che tecnico.

«La società dei consumi svaluta la durevolezza; ai suoi occhi “vecchio” significa “sorpassato”, non più utilizzabile e destinato alla spazzatura» scrisse Zygmunt Bauman. Il calcio non conosce durevolezze, solo spazzatura. E rapidissime sopravvalutazioni e svalutazioni. Qualche esempio: cinque anni fa per Belotti fu fissata la clausola di 100 milioni, oggi il Gallo arriva alla Roma a zero. Nel 2019 lo United offrì 68 milioni per Dybala, preso dalla Roma a zero. Nel 2018 De Laurentiis non accettò 108 milioni inglesi per Koulibaly, venduto al Chelsea per 70 di meno. E infine un anno fa Lukaku passò al Chelsea per 115 milioni e dodici mesi dopo è tornato all’Inter per 8 più bonus.

Curiosamente, la madre di tutte le svalutazioni calcistiche ha appena compiuto 30 anni. Nell’estate ‘92 il Torino consegnò al Milan di Berlusconi Gianluigi Lentini per 65 miliardi. Di quell’affare si parlò a lungo. Qualcuno ipotizzò che dietro l’operazione ci fossero interessi politici, fu fatto il nome del leader socialista Bettino Craxi, peraltro simpatizzante granata. In meno di un anno la quotazione di Lentini subì un tracollo inquietante. Tempo dopo l’ex ds di Juve, Bologna e Lazio, Nello Governato, l’unico ad aver ricoperto i quattro ruoli - calciatore, dirigente, giornalista e scrittore -, pubblicò per Mondadori “Gioco sporco”, libro che ricostruiva la storia del trasferimento.

Ora, se mi chiedeste se al posto di De Laurentiis - e alle condizioni del Napoli - favorirei lo scambio, risponderei sì. Subito. Quanto pensate che possa durare Osimhen in azzurro? So che questi audaci accenti finiranno fra voi in caloroso dibattito. Spero anche di tono elevato. C’è di sicuro chi dirà - ispirato da Orazio - hic et nunc, ovvero “famolo adesso, qui”; e chi, ricordando il Sessantotto, obietterà che il “tutto e subito” produsse rovine e imbecilli. Uno spunto di meditazione? Just Do it fu in origine il grido liberatorio di tal Gary Gilmore, un duplice omicida statunitense condannato alla pena di morte nel ‘77, che nel momento dell’esecuzione disse ai boia «Facciamo alla svelta». Ma è anche lo slogan di un’azienda di articoli sportivi che con tre parole ha fatto miliardi. Adattamento napoletano: “Fa semp chello ca’ te dice ‘a capa”. Aurelio...


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