Per non rischiare di sentirsi dire ancora, tra un anno, che lo scudetto glielo hanno regalato le altre, il Milan sta praticamente ripetendo ciò che ha fatto dodici mesi fa: repetita juvant suggerivano nel mondo, quando il pallone ancora non s’era messo a rotolare e il diavolo, che sa fare le pentole e pure i coperchi, ha già sistemato un po’ di cose ed ha lasciato che il resto della compagnia - l’Inter, il Napoli e la Juventus, declamate secondo gerarchie del campo - se ne stesse un po’ con il nasino all’insù. Per la cronaca, il giorno in cui Gigio Donnarumma se ne andò, la premiata ditta Maldini & Massara, cioè la storia rossonera e uno tra i più illuminati manager contemporanei, senza sprofondare nel pessimismo s’era tuffato tra le braccia sicure di Mike Maignan, un fenomeno paranormale che ha provveduto ad allungare le mani sullo scudetto, decorato in nove mesi dalla padronanza assoluta del ruolo di Stefano Pioli, dal suo stile e da una intelligenza viva spalmata nei momenti di panico.
Mercato Milan, il punto
Essendo preparato alle fughe in avanti, nell’istante in cui ha capito che Frank Kessie sarebbe scappato al Barcellona, la MM di Milano ha lasciato salire a bordo Renato Sanches, un venticinquenne che ha già un futuro dietro le spalle, costruito tra il Benfica, il Bayern Monaco e il Lilla, fisicità e però pure spessore internazionale. E dovendo prevenire, per non ritrovarsi a curare, con Ibrahimovic in stampelle e Giroud che comunque ha una sua età, il Milan s’è già andato a prendere Divock Origi, il vice-Lukaku nella Nazionale belga. Altro resta da fare ai campioni d’Italia (a proposito, hanno vinto loro lo scudetto), però nell’agenda di Maldini - Paolo il calcio - e di Massara ci sono profili ch’entusiasmano ad occhio nudo e s’intravedono nell’eleganza di De Ketelaere, un predestinato o anche un investimento. Il problema rimane nel cuore della difesa, con un Kjaer che tornerà e un Romagnoli che sta sparendo, ma chi ha scovato Tomori saprà dove andare a buttare uno sguardo che distratto non è.
Mercato Inter, la situazione
Il Milan è un passo avanti, così ha suggerito il campionato, e le altre sono due dietro, perché questo sussurra questo mercato strampalato, che sa ancora di niente e che però riempirà gli occhi sognanti del calcio italiano: l’Inter ha scelto Dybala, sperando di riuscire ad accontentarlo economicamente, e riuscisse a regalarsi un po’ di joya si riempirebbe di funambolismo, di estero e d’un valore aggiunto indiscutibile, semmai solo da incastare in un puzzle che tatticamente gli andrebbe adattato. Poi, of course, l’Inter penserà a (ri)costruire un ponte verso Londra, quartiere Chelsea, per mettere i muscoli in faccia al «nemico» che già sta facendo sentire i rumori di fondo. Ma l’addio di Perisic è una ferita lunga una fascia intera che dovrà provvedere a suturare Gosens nella sua versione atalantina, al quale bisognerà garantire un socio che si carichi addosso un bel po’ di lavoro. Però visto che i conti non tornano, Marotta e Ausilio si dovranno probabilmente inventare una cessione eccellente, qualcuno che aiuti a respirare il bilancio senza che rischi di soffocare Simone Inzaghi, costretto comunque ad addobbare un ruolo autorevole per tentare di andare ad arricchire la bacheca.
Mercato Napoli, il punto
Napoli ha scoperto, maledizione, che l’oro si ossida o che, nella peggiore delle ipotesi, ti possa essere portato via, persino senza troppa destrezza: Mertens ha trentacinque anni, una distanza siderale con De Laurentiis per rinnovare, e il sospetto che il suo panorama strappalacrime da Palazzo Donn’Anna diventi un tormento della memoria e anche dell’anima; Insigne sta già volando, direzione Toronto, ed è stato semplicemente il 10 della Nazionale e un pezzo della storia più recente; Ospina ha staccato il cellulare e quindi non legge i whatsapp; Fabian Ruiz se ne andrà il prossimo giugno, quasi sicuramente, assieme a Koulibaly e dunque l’anno zero è arrivato. Per ricominciare, secondo standard che sembra appartengano al nuovo corso, Spalletti dovrà inventarsi un mondo nuovo, con un bimbo esplosivo come Kvaratskhelia, un esterno mancino - Olivera - che può (finalmente) alternarsi con Mario Rui e confidare infine in Anguissa, il collante di un’idea trasversale di calcio, nel quale ci stiano vari moduli ma soprattutto una personalità sgargiante. Tra le ombre di una città preoccupata e quindi insofferente, s’intrufola con il suo incedere danzante Gerard Deulofeu e il terrore di perdersi tra l’opera di restaurazione d’un progetto che prevede il ritocco verso il basso del monte-ingaggi, in genere spia luminosa (anche) delle ambizioni.
Mercato Juve, la situazione
La Juventus è la grande incompiuta del momento, si porta appresso le lacune lasciate in eredità dagli addi di Chiellini, Dybala e pure Bernardeschi, deve elaborare il dolore per aver chiuso un anno senza tituli, ha in prospettiva - sul breve o sul medio o sul lungo termine - gli impegni assunti per regalarsi Chiesa, Locatelli e Vlahovic, che rappresentano un botto, e poi deve impegnarsi per offrire ad Allegri una serie di opzioni che gli consentano di vivere nella sua normalità: Pogba è un modello di riferimento del passato, anche recente, che dal primo luglio può rappresentare il collegamento tra un’epoca e l’altra; ma intanto mancano un centravanti, che potrebbe essere ancora Morata, e comunque tra esterni e centrocampisti, diventerà indispensabile orientarsi in quel labirinto che mescola la tecnica con la finanza, dal quale non è poi semplice uscire. Il mercato non ha ancora lasciato scivolare i titoli di testa e però, tra le pieghe, un messaggio subliminale sembra di riuscire a leggerlo: Inter, Napoli e Juventus hanno già una paura del diavolo.