ROMA - Kean intriga, Kean divide. Come tutti i giocatori irrisolti, talenti per nulla banali ma caratteri indecifrabili, è impossibile verificare un consenso plebiscitario. Il dibattito è vivace, anche in seno alla Roma. E si propaga tra le menti dei tifosi che sognano una squadra competitiva ma nello stesso tempo hanno compreso le difficoltà del contesto storico: alla crisi generalizzata innescata dal virus si aggiungono le sofferenze finanziarie pregresse. Beh, dal punto di vista economico e progettuale Kean non è un’idea sbagliata: classe 2000, può arrivare dall’Everton in prestito con obbligo di riscatto che scatta a condizioni da stabilire. Se dovesse nella Roma ripetere l’exploit dell’amico Zaniolo, liquidato frettolosamente dall’Inter, si rivelerebbe un investimento eccellente che arricchirebbe il patrimonio tecnico di una squadra che si sta ringiovanendo: un gruppo che un giorno, quando Dzeko andrà via, si appoggerà al braccio di Lorenzo Pellegrini che sarà il capitano di un gruppo di ragazzini ambiziosi.
L'asse
In questa vicenda poi, è inutile negarlo, pesa molto il ruolo di Mino Raiola. Coinvolto in tante delle operazioni a cui si è interessata la Roma negli ultimi anni, in entrata e in uscita, con Monchi come con Petrachi. Raiola ha interessi diretti e/o indiretti su Kluivert e Mkhitaryan, oltre al giovanissimo Calafiori, e sta discutendo anche del possibile arrivo a parametro zero di Pedro e Bonaventura. Ha rotto le trattative con l’Ajax per il rinnovo del baby centrocampista Gravenberch (classe 2002) che anche la Roma ha provato a sedurre. Insomma, visti i buoni rapporti commerciali anche Kean può servire a tenere aperti i vari canali.
Discussione
Vale la pena rischiare per un calciatore che in un paio di stagioni si è già meritato la fama di testa calda?
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