Icardi prigioniero

Icardi prigioniero© Inter via Getty Images
di Ivan Zazzaroni
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Prigioniero della parola data. Prigioniero di certezze che niente e nessuno riesce ancora a scalfire. Prigioniero di una situazione per alcuni aspetti surreale e più grande di lui. Prigioniero dell’orgullo. Prigioniero di troppi interessi, spesso trasversali. 

A due giorni dall’inizio del campionato, intorno a Mauro Icardi continuano a giocarsi più partite, e su più piani, gli interpreti sono quasi sempre gli stessi: soltanto la Roma, che due settimane fa si era spinta a promettergli 10 milioni netti a stagione (8 più 2 di bonus), si è chiamata fuori reinvestendo su Dzeko

Il Napoli, la cui ultima offerta è stata considerata soddisfacente, è irritato con la Juve che accusa di ingerenze, azioni di disturbo finalizzate a far sì che Maurito non decida di passare alla concorrenza. Dal canto suo la Juve, alle prese con il complicatissimo taglio degli esuberi (anche Mandzukic, che piace al Barcellona come vice-Suarez, vuole restare), si dichiara disinteressata (“per ora”) all’argentino (ma ha sempre la maglia numero 9 da assegnare). L’Inter è invece sicura che Paratici mantenga da mesi i contatti con Wanda soltanto per far sì che il “grande disturbo” continui ad avvelenare le giornate di Marotta. Si è peraltro saputo che Icardi, nel periodo dello “sfasciamento”, diede la parola proprio a Paratici, il primo consolatore a farsi vivo, ed essendo uomo di principi ancora la rispetta. 

Maurito, una moglie e cinque figli, tutti minori, pensa che non sia questo il momento migliore per lasciare Milano, giusto Torino è a un’ora d’auto e il trasferimento non stravolgerebbe la vita della truppa: all’apparenza sembra sereno, in realtà si sta ancora domandando quali siano i motivi per i quali l’Inter lo sta trattando da gennaio come un appestato d’oro: avrebbe voglia di parlare con Zhang ma non gli viene concessa l’occasione. Trascura il fatto che fu proprio il presidente a imporre ai suoi la linea durissima.

A Maurito le dichiarazioni della società – le riassumo con la teoria dell’esclusione dal progetto a titolo definitivo – sono entrate da un orecchio e sono immediatamente uscite dall’altro. Ferma è in lui la convinzione di poter essere nuovamente impiegato con la maglia che più ama. Inoltre non capisce perché mai a Nainggolan e Perisic sia stata offerta la via di fuga del prestito, mentre per lui si parla soltanto di cessione da 70-80 milioni. 

In tanti hanno provato e ancora provano a spiegare all’ex capitano che l’assenza dai campi fino a gennaio, ma anche la partecipazione al 10% degli impegni stagionali che eviterebbe la risoluzione del contratto, lo danneggerebbero, eppure lui si fa forte di convinzioni che demoliscono qualsiasi spiegazione logica. 


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