Il muso lungo di Dzeko che a trentatré anni se ne vuole andare. Quello lunghissimo di Icardi che a ventisei non se ne vuole andare, bensì se ne deve andare. In mezzo il Napoli, la Roma e la Juve.
Aggiornamenti: siamo qui per questo. Ieri, fatto Lozano - contratti di immagine a parte - De Laurentiis ha portato l’offerta a 60 milioni e si è avvicinato anche a Wanda. Nelle stesse ore Marotta ha deciso di non spingersi oltre i 15 per Dzeko e di aspettare che la Roma ritocchi la cifra del conguaglio. Da 30 a 45.
Icardi, ora. Per lui non esiste uno ieri e nemmeno un oggi, soltanto un domani chissà dove: en attendant Fabiò (Paratici) e dopo essersi scambiato un paio di messaggi con Ancelotti, si è preso un’altra settimana di riflessione. Sette giorni che - potenza delle coincidenze temporali - potrebbero servire alla Juve per liberarsi di Manduzkic, Rugani, Perin, Can oppure per fare soldi con Dybala - musi lunghi anche a Parigi: quello di Neymar e della sorella che ha dato dei “coglioni” ai contestatori del fratello.
Mi soffermo sulla Roma e su Dzeko: quasi tutti gli osservatori sono convinti che Pallotta non sia in grado di soddisfare le “pretese” di Inter e Icardi (al plurale) e allora mi domando perché il club non possa far rispettare il contratto a Dzeko che è il centravanti più completo del campionato oltre che il più funzionale al gioco di Fonseca.
Dubito che il bosniaco possa mettersi di traverso. In primo luogo perché è un professionista serio e poi perché è ancora in corsa per la fase finale dell’Europeo e non può concedersi rallentamenti, pause, scioperi bianchi.
La Roma ha la forza di un accordo ancora validissimo (tralasciamo gli errori commessi in passato da Monchi, la cessione saltata al Chelsea e la richiesta di spalmatura avanzata a gennaio: Edin guadagna 5,5 netti più i premi) e sa bene che, se messo alle strette, Dzeko lo rispetterebbe - come fece qualche anno fa Ballack arrivando a scadenza col Bayern e non facendosi mancare mai.
Dzeko dovrebbe essere portato ad esempio di correttezza in questa estate di rotture, rifiuti, allontanamenti volontari, rivolte minime ma di effetto, eterni precari. Restando, sarebbe peraltro accarezzato dall’affetto di una tifoseria che ancora oggi, nonostante il muso lungo, lo applaude.
Il D-day è il 25 agosto: se Dzeko indosserà maglia e fascia di capitano della Roma contro il Genoa non sarà per una sola giornata.