ROMA - La vicenda Sarri-Juve consumerà qualche altra puntata prima del gran finale. Annunciato. Ieri Andrea Agnelli si è concentrato sui lavori Eca a Malta, passaggi fondamentali per il futuro del calcio, sapendo che non sarebbe stato il giorno giusto per la vicenda allenatore. Anche perché il giorno giusto è arrivato una settimana fa, venerdì 31, quando Ramadani - dopo un vertice londinese - aveva avuto assicurazioni sul fatto che Sarri sarebbe stato liberato. E allora perché non arriva l’annuncio? L’anno scorso abbiamo aspettato fino al 13 luglio: il tormentone era Chelsea-Sarri, per molti non sbloccabile e troppo ingarbugliato. Stavolta non arriveremo al 13 luglio e questa è una cosa fin troppo banale.
Sarri alla Juve, i motivi del ritardo
Noi continuiamo a pensare che i rapporti (ottimi) tra i due club non possano essere condizionati o rovinati da un indennizzo. Infatti, non è questo il punto. E neanche che il Chelsea abbia cambiato idea, rispetto a una promessa data già a marzo, soltanto perché ha conquistato l’Europa League. Sarebbero atteggiamenti di un club umorale, quindi non di primissima fascia. Può essere, invece, che la riflessioni dei Blues coinvolgano la necessità di sciogliere qualsiasi riserva sul nuovo allenatore: Lampard è una forte idea da settimane, ma non escludiamo sorprese. I passi vanno fatti uno per volta, non trascurando un altro aspetto, ovvero la necessità del Real di annunciare Hazard dopo aver raggiunto qualsiasi tipo di intesa.
Metabolizzata da tempo la formula “Sarri unico nome per la panchina Juve”, non è un giorno in più o in meno che fa la differenza. A maggior ragione se i diretti interessati hanno le idee chiarissime (non da oggi o ieri) sull’erede di Max Allegri, prossimamente in onda.