Calciomercato Lazio, ecco chi è Sampaoli

In banca come Sarri. Poi la carriera che cominciò da un albero
Calciomercato Lazio, ecco chi è Sampaoli© Action Images / Reuters
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ROMA - È iniziata su un albero la carriera di Jorge Sampaoli. Aveva 35 anni quando allenava l'Alumni Casilda, era il 1995, una partita nella Liga Casildense, espulso dopo un quarto d'ora di gioco. Ma invece di andare nella piccola tribuna, l'idea geniale: c'era un albero di fianco al campo, Sampaoli ci sale sopra continuando a dare istruzioni alla sua squadra. Sì proprio un'idea geniale, perchè Sergio Torrigino, fotografo di La Capital, il più importante quotidiano di Rosario, gli fa un paio di scatti, la foto esce sul giornale e Eduardo Lopez, allora presidente del Newell's rimane folgorato dall'uomo dell'albero... «Sì, tutto è cominciato da lì - ha ammesso più di una volta Sampaoli - la foto prima l'ha vista Lopez, poi il papà di Scaloni (Lionel è stato un giocatore della Seleccion, ndc) e mi chiamarono per dirigere l'Argentino, allora club satellite del Newells». Jorge Sanpaoli prima di fare l'allenatore aveva anche giocato a calcio, sempre nella Alumni, ma a 19 anni, un grave infortunio gli troncò ogni velleità.

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CASSIERE - All'inizio però fare l'allenatore per Sampaoli non era tutto. Figlio di un ufficiale di polizia, il più grande di tre fratelli, “El Casildense” come poi è stato ribattezzato ha fatto anche il cassiere in banca, poi l'ufficiale dello stato civile: a Los Molinos firmava atti di nascita e di morte. Intanto la sua carriera di allenatore si manteneva ai margini, lontani del calcio conosciuto. Poi nel 2002 se ne va in Perù, al Juan Aurich, il suo primo club in una Primera, come dire la serie A. Un fallimento: otto partite e solo una vittoria. «Sampaoli torna in Perù» riportarono tempo dopo i giornali quando si comincò a parlare della sua panchina allo Sport Boys. «Ritorna? Forse il Perù è un albergo?»: fu uno dei tanti titoli sarcastici che lo accolsero. Si disse che allora Sampaoli, per sè e l'assistente, chiese 2.500 dollari al mese. Non aveva il denaro per pagarsi una stanza d'albergo con bagno privato, anche perchè tutto o quasi lo spendeva per le registrazioni delle partite, aveva la borsa piena di cassette VHS. Ma Sampaoli è stato sempre un testardo: la famiglia l'aveva lasciata a Casilda, la moglie Analia e i figli Sabrina e Alejandro vivevano con i soldi che arrivavano ancora da Los Molinos, perchè dal Registro Civil aveva solo chiesto una licenza. Ma continuava a inseguire il suo sogno. «Vedeva Marcelo Bielsa come un dio» racconta chi gli stava vicino e fu quando lasciò il Cristal, un altro “fracaso” che scrisse la famosa lettera chiedendo perdono al tecnico che idolatrava.

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CILE E VIDAL  - Ma è stato il Cile a trasformarlo in vincente. Prima O'Higgins, una parentesi in Ecuador, Emelec e finalmente la Universidad de Chile dove per sedersi in panchina battè la concorrenza del Cholo Simeone. Due titoli Apertura, un Chiusura e la Coppa Sudamericana per poi arrivare a guidare la Roja, la nazionale cilena. E la conquista della Coppa America è stato il suo capolavoro, il primo titolo per il Cile, per arrivare al quale dovette 'superare' anche l'incidente in Ferrari di Arturo Vidal: «Se fosse stato un altro giocatore - ha poi ammesso - lo avrei mandato via». Poi l'eroe di un Paese intero in luglio, sei mesi dopo - gennaio scorso - poco prima di lasciare la Seleccion, all'aeroporto di Santiago è stato accolto con insulti e sputi, per il suo stipendio, i suoi conti all'estero e l'addio. «Andate pelado!» gridava la gente.

 

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