Splendide e così italiane

Splendide e così italiane
di Ivan Zazzaroni
2 min

Confesso che ho urlato. Al gol della Giacinti, il primo, è partito un “e andiamo, cavolo!” che ha riempito la redazione - per la verità non ho chiuso l’esclamazione con un richiamo all’ortaggio: ma almeno oggi prevalgono l’educazione e la misura (mie).

Le ragazze della Bertolini sono riuscite a prendermi, coinvolgermi - è tutto così sorprendente - e adesso sono curioso di sapere quanti altri italiani hanno seguito in tv la loro impresa al Mondiale: uno su tre?, uno su due?

Sono state perfette. Non bellissime ma perfette tatticamente, superiori alle cinesi per atteggiamento, determinazione: difesa e contropiede, la voglia di superare anche sé stesse, desiderio e insaziabilità, così pienamente e orgogliosamente italiane. Gama, Linari e Bartoli hanno sbagliato pochissimo, Cernoia e Giugliano hanno dato sostanza in mezzo. E sono arrivati i gol di Giacinti e Galli, e i quarti con l’Olanda, sfida che vale un’Italia-Spagna maschile. Loro fortissime, noi italiani. Pardòn, italiane-italianissime. 

Hanno vinto le donne, esplosive, vitali, piene di slanci. E ha vinto chi per decenni ha creduto che anche in Italia il calcio femminile potesse uscire davvero dall’adolescenza, quasi una condanna. Ha vinto chi non si è fermato di fronte alla formula “il calcio è uno sport per maschi”. Ha vinto l’ostinazione della passione, parole non casualmente femminili. Ieri hanno vinto soprattutto le azzurre che dopo ogni partita ringraziano il Paese per il sostegno e si augurano di poterci regalare altri sorrisi, prim’ancora che sogni ed emozioni.

Due anni fa l’Italia non riuscì a superare la fase a gironi degli Europei, ora è nei quarti del Mondiale più qualitativo di sempre: una rapidissima crescita le cui origini sono in primo luogo gli investimenti fatti da alcuni club di Serie A e dalla tv e la guida consegnata alla Bertolini. Che prima della partita aveva dichiarato di puntare sulla fantasia. Ha avuto talmente tanta fantasia da riuscire a dimenticarsela nello spogliatoio per puntare su quelle che sono le caratteristiche della nostra tradizione.

A inizio dicembre venne a trovarci al giornale Valentina Giacinti, la bomber del Milan, una ragazza deliziosa e educatamente trattenuta. Raccontò dei sacrifici sostenuti per giocare a pallone, mi trasmise una passione la cui purezza non avvertivo da anni. Mai avrei potuto immaginare che sei mesi dopo sarei stato capace di urlare di gioia al suo gol. 
 


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