Calcio femminile, Melania Gabbiadini: «Italia, prenditi il Mondiale»

Alle 20.30 il ritorno dello spareggio con l'Olanda: «Il Bentegodi ci spingerà a vincere e a coronare il nostro sogno»
Valeria Ancione
8 min
Semplicemente Meli. Così è Melania Gabbiadini, semplicemente Meli. La voce piccola che sembra una bambina, i capelli scombinati sulla testa e i piedi preziosi a portata di gol. E quello all’Olanda? Bello bello. Oggi l’Italia ospita le olandesi per il ritorno dell’ultimo spareggio mondiale: ore 20,30, stadio Bentegodi di Verona; Italia-Olanda (andata 1-1) consegna il biglietto per Canada 2015. Melania, il bomber dell’Agsm Verona, gioca in casa. Da giorni invita la “sua” città a riempire lo stadio. E’ la “partita della vita” come ha detto il ct della Nazionale, Antonio Cabrini, per molte e forse per tutte. «E’ il mio sogno - confessa Gabbiadini - e anche forse la mia ultima occasione».

LA PRIMA VOLTA - Ha 31 anni e non vuole sapere se sono tanti o pochi. Una donna a 31 anni inizia a interrogarsi sul «che voglio, che ho fatto, dove vado>. A 31 anni i confronti importanti creano scompigli emotivi. Hai voglia a convincerti di essere abituata. «Non so dire se i miei anni siano pochi o molti, ma posso dire che voglio viverne tanti ancora. A 31 anni però è la prima volta che gioco una partita decisiva. E’ la partita più importante della mia carriera. La testa farà tanto: furbizia e determinazione. E anche se in questi giorni siamo state al centro dell'attenzione, e fa piacere essere riconosciuti ma dispiace che si parli di calcio femminile solo nelle grandi occasioni, non ci sentiamo sotto pressione. Sappiamo quello che ci aspetta e che vogliamo andare ai Mondiali. Cabrini ci aiuta molto dal punto di vista psicologico. Lui sa cosa serve in partite così. La carica la troviamo dentro di noi. L'Olanda è una squadra ben organizzata e ha un attacco giovane e forte. Il nostro non è più giovane però... abbiamo esperienza e siamo ugualmente brave. L’età non conta finché c’è voglia di far bene».

AFFINITA’ ELETTIVE - Si isola con il suo Mp3, ascolta di tutto ma ama Elisa. E il cinema per lei sono i film horror e i thriller. Poca lettura, tutt'al più le autobiografie. Vive con tre compagne di squadra con cui condivide spazi e pasti ma cucinare non è la sua passione: preferisci i primi piatti, tortelli e lasagne, quindi se la invitate a cena non fatele trovare un secondo perché storce il naso. «Condividere l'appartamento con le mie compagne non è difficile, ci si viene incontro. Finché gioco va bene così». Lo sport ti abitua anzi ti educa alla condivisione. Melania sa cosa vuol dire condividere anche la passione per il calcio, lo ha fatto da sempre con il fratello molto più piccolo, Manolo, che l'ha ammirata ed è diventato attaccante come lei, ora è alla Sampdoria. Lei 31 anni, lui 23, mai una gelosia e se Melania avesse fatto la ballerina? Chissà se Manolo l'avrebbe seguita comunque... «Non credo, a ballare non è proprio capace. Non sono mai stata gelosa, nonostante la differenza d'età stavamo molto assieme da piccoli. E mi sta bene essere identificata come la sorella di Manolo. Io il mio l’ho fatto, lui sta crescendo e ora tocca a lui. Abbiamo un rapporto tranquillo, ci seguiamo a distanza e ci vediamo raramente. Quando posso cerco di andare a vederlo giocare. Gli è piaciuto molto il gol contro l’Olanda, mi ha mandato un sms per farmi i complimenti». I suoi idoli portano la maglia che ama, quella rossonera. «Tifo Milan, ho ammirato Shevchenko e Pato. E ho cercato di rubare qualcosa a Gazzoli. Come ovviamente rubo anche a Patrizia Panico... infinita, impossibile copiarla».

LAVORO E CREATIVITA' - Gabbiadini da poco ha iniziato a lavorare, perché il calcio finisce e quello femminile ti lascia con un sorriso, una stretta di mano, un grazie e stop. E allora, il futuro di queste ragazze del pallone è in mano loro. Devono inventarsi qualcosa per il dopo. Ha frequentato anche un corso di tatuaggi, ha la strumentazione a casa ed è in grado di farli. «Ho studiato grafica a scuola e questo mi aiuta perché ho la mano ferma. Io ne ho sette, sparsi in tutto il corpo, ognuno ha un significato, ma nessuno ha a che fare col calcio. Certo, un’impresa al Mondiale può valere un tatuaggio, vedremo. Ho anche un piercing sulla lingua. Il lavoro che faccio mi impegna poco, gestisco io gli orari. E' un impegno che mi tornerà utile per il futuro. Anche se mi piacerebbe restare nello sport e insegnare ai bambini. Sono fortunata perché ci sono tante ragazzine che mi prendono come esempio. Mi inorgoglisce. I bambini mi piacciono tanto, ho pazienza, è un piacere stare con loro. Figli io? Non ci penso adesso. Ho il calcio e va bene così».

E POI... La Gabbiadini, 24 gol il record stagionale, 160 in carriera, colpisce di destro: « - ammette - col sinistro ci cammino e basta, purtroppo». Di reti ne ha segnate tante e ai rinvii è abituata. Così è la vita di una calciatrice, poco pagata, poco riconosciuta, che cerca di farsi spazio nel mondo. Questo è anche il bello delle donne, immaginare un tempo senza tempo, dove ci sarà spazio per tutto quello che si infila in una scatola dicendo “questo dopo”. Prima o poi la scatola si aprirà come uno scrigno prezioso che contiene una lunga lista di cose da fare, di cose rinviate. «Il bello donne è... che siamo dolcemente complicate, come dice la Mannoia. Io sacrifici ne ho fatti tanti, forse più da piccola, quando la mia giornata iniziava alle sei del mattino, per andare a scuola, e finiva alle undici di sera, dopo allenamenti e compiti. Ed ero pure una brava alunna. Rinvii tanti: anche un viaggetto di due giorni con le amiche deve aspettare. Mi piace viaggiare. Tornerei volentieri a Praga, una città che amo e che ho visto in inverno e in primavera. Sono stata anche in Kenya e a Chicago... bello. Preferisco il mare alla montagna».

Gabbiadini ha iniziato a giocare a pallone, come tutte le donne della sua generazione, quasi per scherzo, per strada e con i maschi. Perché il pallone è una tentazione alla quale è difficile resistere. E in panchina ci poggia solo la tuta. «Per fortuna ho sempre giocato, ma se capita la panchina non è un problema. Ho avuto delle proposte dall'estero, tre anni fa, ma non ci sono voluta andare. Non mi pento, voglio stare qui. Forse dieci anni fa sarei partita».

E' difficile fare arrabbiare Melania («devi farmi qualcosa di molto brutto») in campo è diverso però «lì capita di perdere la pazienza». Sogni o incubi li dimentica appena apre gli occhi, anche se le rimane il senso di qualcosa da raccontare che non viene a galla. Quando andrà a vivere da sola, immagina una casa colorata, niente bianco per carità. La famiglia le manca e fa parte dei rinvii della vita. Però ci sono le amiche che riempiono i vuoti. E poi c'è il calcio davanti a tutto, una tentazione a cui non ha saputo resistere e che l'ha fatta diventare Melania Gabbiadini, bomber del Verona e dell'Italia, sorella di Manolo. Semplicemente Meli. 



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