Real Madrid, oltre il muro del miliardo

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Alessandro F. Giudice 
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Con la quindicesima coppa in cassaforte, il Real Madrid si prepara a raccogliere anche i frutti economici dei suoi successi sportivi. Già nel 2022/23, i blancos erano il primo club mondiale per ricavi (831 milioni, contro 826 del City) ma soprattutto il brand calcistico in assoluto più prezioso: valutazione suggerita dai 403 milioni di ricavi commerciali garantiti ogni anno da sponsor e aziende partner che vogliono legarsi al club. Il successo sportivo dovrebbe spingere ulteriormente i ricavi, così il Real potrebbe essere il primo club a superare la barriera simbolica del miliardo (1,030 la stima, per la precisione). Ciò perché non è solo una società di calcio, ma una straordinaria fabbrica di contenuti di intrattenimento venduti in tutto il mondo. Un modello aspirazionale che produce identificazione collettiva ma pure un’organizzazione capace di monetizzare questo incredibile asset immateriale come nessuno su scala globale. Di conseguenza, il valore del Real è considerato il più elevato al mondo: un valore puramente teorico, non essendo un club contendibile, per lo statuto speciale che ne fa una polisportiva di proprietà dei quasi centomila socios. A differenza del disastrato Barcellona, consumato nell’ultimo decennio dalle smanie di megalomania di una governance populista, il Real è gestito sapientemente da quasi un quarto di secolo (salvo un breve intervallo di tre anni) da Florentino Perez: grande imprenditore self-made che amministra il club come una delle sue aziende. Perciò il Real chiude da anni il bilancio in utile, ha mezzo miliardo di patrimonio netto e 400 milioni di liquidità. Ha completato la faraonica ristrutturazione del Bernabeu finanziandosi, per scelta, con 300 milioni di debito ma avrebbe potuto sostenerla interamente con risorse proprie. 

Real Madrid, il colpo Mbappé 

Da sempre, il Real va a caccia di grandissimi campioni. Florentino lo faceva già ai tempi di Zidane, Ronaldo, Beckham e Figo. E ora si è preso il calciatore più acclamato del momento, Kylian Mbappé, ma sbaglia chi pensa che la Casa Blanca sia il regno degli eccessi. L’anno scorso il monte ingaggi era al 57% dei ricavi e il costo della rosa (stipendi più ammortamenti) consente al Real di essere in regola col Fair Play Finanziario. Del resto, a Madrid non sanno cosa sia un aumento di capitale perché non ne hanno bisogno. Anche le faraoniche campagne acquisti sono sempre state compensate da cessioni molto lucrative: ciò fa del Real Madrid, a dispetto di errati luoghi comuni, anche un modello di sostenibilità. 


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