Quell'infortunio ti fece di fatto saltare il Mondiale in Brasile.
«In realtà ero tornato a fine stagione e mi sentivo bene. Purtroppo non sono stato scelto. Ho cercato di fare il meglio per esserci».
Com'è andata?
«Sono state scelte. Posso solo dire che stavo bene, ero tornato a giocare e avevo segnato nelle ultime gare di campionato, poi ai test fisici a Coverciano ero andato molto bene. Peccato, ci tenevo tantissimo…».
Quindi questo è un rimpianto?
«No, torniamo al punto su cui insisto sempre. Cosa potevo fare più di quello? Nulla, non è stata una decisione mia, io ho dato il massimo. Avevo il controllo sulla mia reazione all'infortunio ed è stata ottima. Poi per il resto, di nuovo, non posso controllare quello che non dipende da me».
Guardando a ritroso tutto quanto, c'è una partita che vorresti rigiocare?
«Sì, la finale di Coppa Italia del 2014. Fiorentina-Napoli, abbiamo perso 3-1, io avevo appena recuperato e non ero al 100%».
In quella finale, sul 2-1, c'è un contropiede in cui ci siete tu e Ilicic, che tira alto…
«Non mi ci far ripensare (smorfia di sofferenza, ndc)».
Quella Fiorentina meritava di più?
«Non so, so solo che eravamo una squadra fortissima. E che giocava benissimo, ci trovavamo tutti a memoria, eravamo molto tecnici, uno spettacolo da vedere. Ed era proprio bello giocarci insieme».
Era una squadra da grandi traguardi?
«Di sicuro era da Champions. Poi erano anni complicati, in cui la quarta non andava in Champions. Noi siamo arrivati per tre volte quarti...».
Forse l'allenatore più importante per te l'hai conosciuto all'inizio in Inghilterra, cioè Sir Alex Ferguson.
«Sì, è stato fondamentale, mi considerava come un figlio. Questo lo faceva con tutti».
Cosa ti ha colpito di lui?
«Mi aspettavo forse una sorta di divinità anche negli atteggiamenti con gli altri, invece era una persona alla mano. Proteggeva ogni giocatore e trattava tutti allo stesso modo».
Per la tua partita d'addio, in programma il 22 marzo prossimo al Franchi, ci sarà anche lui. L'hai sentito anche negli scorsi anni?
«Sì. Cinque anni fa volevo rimettermi in gioco e ho chiesto a Ferguson se potevo allenarmi con lo United per qualche giorno. Lui mi ha risposto subito e ha parlato con l'allenatore di allora, Solskiaer. La sua disponibilità per uno che aveva conosciuto anni e anni fa mi ha stupito. L'ho rivisto poi a Manchester in quel periodo ed era rimasto uguale».
E sul compagno di squadra invece? Con chi ti trovavi meglio?
«Borja Valero e Gonzalo Rodriguez, due con cui ho giocato sia in Spagna che a Firenze. Con entrambi c'era una chimica incredibile, i loro passaggi erano perfetti per uno come me, fortissimi e sui piedi. Con due così diventava tutto più facile».