Il grosso rimpianto è quello?
«Rimpianto direi di no, è andata così. La storia è quella e comunque ho vissuto dei momenti incredibili al Villarreal: in certi periodi mi riusciva tutto. I compagni venivano da me e mi dicevano "Dai Pepito, vincila per noi". Questa è la sensazione più bella che ho provato nel mondo del calcio».
Come si fa a ricominciare da capo dopo aver provato quelle sensazioni?
«Accettando che ci sono cose che non puoi controllare. Questo concetto mi ha aiutato negli ultimi anni di carriera, anche se alcune domande, anche pericolose, te le fai».
Tipo?
«Pensi sempre che sia tutto finito, di non poter tornare a certi livelli, che il calcio è andato per te. Il problema non è mai stato il dolore in sé ma il dover convivere con la mentalità e la passione che avevo, che mi spingevano a riprovarci sempre. Questa è stata anche la mia fortuna».
Ma quindi… come si riparte?
«Dipende tutto dalla tua reazione, quello lo puoi controllare. Io ho voluto sempre reagire, non mi piace fare la vittima».
Dopo due lesioni al crociato col Villarreal sei però tornato alla grande con la Fiorentina.
«Sì. A Firenze ho trovato una seconda casa, anche a livello letterale visto che ci ho preso una casa».
Sai che a Firenze si ricordano di te anche per una data e una partita speciale. 20 ottobre 2013, Fiorentina-Juventus 4-2, Giuseppe Rossi per tre.
«Lo so bene, ogni 20 ottobre ricevo migliaia di messaggi di persone che mi ringraziano».
Se chiudi gli occhi e ripensi a quel pomeriggio, che sensazioni hai?
«La sensazione di essere dentro a una pagina di storia. Mi ricordo bene tutto, soprattutto le facce dei tifosi, piangevano tutti. Sono tornato in campo dopo due ore di festeggiamenti e lo stadio era ancora pieno. Poi da quel giorno ho mangiato gratis per due-tre settimane».
Cosa ti rimane a quasi dodici anni da quella partita?
«Di sicuro una bellissima storia da raccontare».
Pochi mesi dopo, 5 gennaio 2014, un'altra partita, stavolta da dimenticare. Fiorentina-Livorno, gara in cui subisci l'ennesimo infortunio al ginocchio.
«Sì, incredibile. Purtroppo quello è stato il mio destino. Toccare il cielo con un dito, con quella prestazione contro la Juve, e poi…».
E poi… quel fallo di Rinaudo. L'hai perdonato?
«Sì, è stato un fallo di gioco, pazienza. Fa parte dello sport e lui non voleva farmi male. Ci siamo rincontrati a Livorno qualche mese dopo e abbiamo parlato, non ce l'ho con lui».