Juve, un pareggio che non è come gli altri

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Juve, un pareggio che non è come gli altri© LAPRESSE
Ivan Zazzaroni
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È il tredicesimo pareggio di Thiago, il tredicesimo su venti. Conta aritmeticamente come i precedenti - anche se da qui a maggio le partite sono una di meno -, ma questo ha un valore diverso, superiore, per la qualità della prestazione nel suo complesso. Ho visto a lungo la miglior Juve dell’anno, in rapporto all’avversario e per equilibrio e generosità. Yildiz, ad esempio, mi è piaciuto come mai in passato. Se devo dirla tutta, però, Thuram non l’avrei tolto, specie nel periodo di maggiore pressione dell’Atalanta.

La Juve ha saputo lottare, creare e, trovato il vantaggio, s’è difesa con i denti e con le unghie, non si è mai disunita. Si è abbassata troppo, questo sì: tutti i giocatori di movimento hanno partecipato generosamente alla fase di copertura, tant’è che in più di un’occasione l’Atalanta si è ritrovata con dieci ostacoli negli ultimi venti metri e ha sbattuto contro un muro di gomma.

Soprattutto nei minuti conclusivi del primo tempo e subito dopo l’intervallo la Juve ha messo in grande difficoltà Gasperini che si è salvato tre volte con Carnesecchi.

A Bergamo Motta s’è inventato una guardiolata che ha in gran parte funzionato: dovendo rinunciare nuovamente al centravanti - Vlahovic è alle prese con flessori, riflessori e dissuasori -, ha puntato su pressing e “movimiento”. Quelli bravi, ma proprio bravi, che si dilettano con il covercianese e l’onanismo e sono più intelligenti dell’uomo comune, lo chiamano calcio relazionale: Koopmeiners e McKennie, finalmente affrancatosi dal ruolo di terzino sinistro, si sono infatti alternati al centro, anche in coppia, e ogni tanto sono stati sostituiti da Nico o Yildiz. Riferimenti, zero.

L’Atalanta ha sofferto abbastanza la serata non brillantissima di Scalvini e De Ketelaere, entrambi imprecisi e inefficaci: il belga ha lavorato pochi palloni, fermandosi il più delle volte al momento dell’ingresso nell’area della Juve. Gasperini ha comunque rimediato con i cambi: lui di vantaggi all’avversario non ne dà mai.

PS. A Motta qualcuno - romano, trevigiano, padano - dovrebbe evitare di dare del genio: lo aiuterebbe tantissimo. Thiago ha delle idee, alcune buone, altre meno, è un gran lavoratore ed è dentro un importante percorso di crescita. Nel calcio la genialità risiede nella semplicità: e poi sui cambi Motta non mi sembra ancora centratissimo.


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