Roma, con la testa in trasferta

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Roma, con la testa in trasferta
© AS Roma via Getty Images
Ivan Zazzaroni
3 min

Alla Roma è mancata a lungo la testa, mentre al Bologna non è mancato e non manca proprio nulla, e da settimane. Lontano dall’Olimpico la Roma si perde da aprile, la vittoria e troppo spesso anche la prestazione non le riescono: ieri s’è fatta irretire dalla squadra di Italiano che ha giocato una signora partita, mostrando una consapevolezza di sé, una fiducia e una fluidità decisamente superiori. Aggiungo una completezza tecnica e fisica sorprendente: mi viene da dire che potrebbe non aver bisogno di ricorrere al mercato.

Il rigore realizzato al 98’ da Dovbyk ha dato un senso al viaggio e alle fatiche di Ranieri e disturbato la settimana di Italiano, atteso alla sfida con l’Inter nella quale dovrà rinunciare a Lucumi: il colombiano, imprescindibile punto di forza, era diffidato e ha rimediato un giallo per proteste dopo l’episodio che ha indotto Abisso a ricorrere al Var a tempo quasi scaduto. 

La Roma, comunque in progresso rispetto a Como (non ci voleva molto), si è retta su Mancini (tosto su Dominguez), N’Dicka, Koné e, nel primo tempo, su alcune giocate di Dybala; Saelemaekers ha segnato il quarto gol nelle ultime sei partite, ma si è fatto di nebbia in copertura, mentre Pellegrini è stato spesso esterno alla manovra: è importante che ritrovi in fretta la brillantezza perduta e la testa giusta. Da Dovbyk Ranieri si aspetta una maggiore protezione del pallone, tale da consentire alla squadra di ripartire evitando squilibri come quelli che hanno permesso a Dominguez un paio di ripartenze in superiorità. 

Il Bologna è risultato piacevole e continuo. Dominguez (me ne sto innamorando), Ferguson, i due centrali, Freuler e Odgaard i migliori. Non in senso relativo: in assoluto. 

PS. Se conosco Ranieri, si ritiene soddisfatto della reazione finale della squadra, molto meno del resto

PS. Se conosco Italiano, ieri notte non ha dormito ripensando alle chiusure con Juve, Verona e, appunto, Roma: tra errori e sfighe, cinque punti (persi) che l’avrebbero proiettato al quinto, meritatissimo posto. Tutte le diffidenze che hanno preceduto e accompagnato i suoi primi mesi a Bologna si sono dissolte. 


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