MILANO - Prima il reclutamento dei giocatori e poi il sistema di gioco. Il processo avviato da Erik Thohir, in qualità di presidente della Federcalcio indonesiana, ha già dato i primi effetti e risultati. L’obiettivo è ottenere la qualificazione al Mondiale 2026 e la rappresentativa del Sud-est asiatico è in piena corsa per raggiungere il traguardo, dopo il successo sull’Arabia Saudita dello scorso novembre. Il merito, però, è appunto di un gruppo di giocatori di qualità, selezionato anche attraverso una proficua campagna di ricerca in Europa. Diversi calciatori di origine indonesiana, tra cui anche Jay Idzes del Venezia (capitano della nazionale) ed Eliano Reijnders, fratello del milanista Tijjani, hanno risposto con entusiasmo alla chiamata. Anche loro, però, per alzare l’asticella, sentono la necessità di un ulteriore salto di qualità, vale a dire costruire una propria identità di squadra e di gioco. In questo senso, il nodo è la guidata tecnica, vale a dire l’allenatore coreano Shin Tae-yong, già finito nell’occhio del ciclone dopo il pareggio in rimonta incassato in Bahrain, lo scorso ottobre. Accusato di puntare solo su fisico e corsa, trascurando la tattica, ora più che mai il suo posto è in
bilico. Tanto che sarebbe tutt’altro che una sorpresa se, a marzo, in occasione delle sfide con Australia e lo stesso Bahrain (da non perdere assolutamente e possibilmente da vincere), sulla panchina dell’Indonesia si accomodasse un altro allenatore. Già, ma chi? Vista l’impronta europea del gruppo, tutto lascia credere che il prossimo ct venga dal Vecchio Continente.