Gravina gioca d’anticipo. Dopo la chiusura delle indagini da parte della procura di Roma per dei dubbi sulla compravendita di una collezione di libri antichi, caso che lo vede indagato con le ipotesi di appropriazione indebita e autoriclaggio, il presidente della Figc ha inviato ieri pomeriggio una lettera al procuratore federale, Giuseppe Chiné. «Nella assoluta convinzione della mia totale estraneità ai fatti contestati - le sue parole messe nero su bianco - ritengo opportuno informarLa per quanto di Sua eventuale competenza». Dunque, Gravina ha in qualche modo favorito l’attivazione di un’indagine sportiva sul proprio conto dopo quella conclusa dalla magistratura ordinaria. Indagine che, quasi certamente, sarebbe scattata d’ufficio a Via Campania.
La ricostruzione sulla vicenda
La procura Figc avrà 60 giorni di tempo per fare luce sulla vicenda, rintracciando eventuali violazioni del codice di giustizia sportiva, con due possibilità di proroga (40 e 20 giorni) per chiudere a sua volta l’attività investigativa con il deferimento al tribunale federale o con un’archiviazione. Il 3 febbraio si terranno anche le votazioni della Federcalcio: le questioni elettorali - Gravina al momento è l’unico candidato e ha una maggioranza vicina al 90% - si incastrano con quelle giudiziarie che hanno tempi inevitabilmente più lunghi; quest’ultime potrebbero anche non influenzare le prime, almeno non a stretto giro (il rinvio a giudizio nel caso arriverebbe solo a fine gennaio), al punto che il presidente si è detto «estremamente sereno». I reati contestati sono, per lui, «completamente infondati» e le operazioni per screditarlo sono, a suo dire, «forme di aggressione che non hanno precedenti in un Paese civile». Gravina, dopotutto, potrebbe scendere in campo anche da imputato: nello statuto federale l’impedimento è previsto nei casi in cui il candidato abbia subito una condanna superiore a un anno già passata in giudicato.
L'accusa verso Gravina
I fatti contestati risalgono ai tempi in cui l’attuale numero uno della Figc guidava la Lega Pro. Secondo i pm, a ottobre 2018, Gravina avrebbe favorito la sottoscrizione di un contratto da 1,2 milioni in 5 anni per delle consulenze con la società Isg, specializzata nel settore dei diritti tv, ottenendo in cambio una opzione “fittizia” di acquisto di una propria collezione di libri antichi da parte di una terza società per rientrare in possesso di circa 200 mila euro. Ricostruzione che la difesa ha sempre rigettato e tentato di smontare, anche attraverso dichiarazioni spontanee rese ai magistrati dallo stesso Gravina. È bene ricordare che questa inchiesta è nata in seguito a un atto di impulso della Procura nazionale Antimafia dopo il dossieraggio di cui il presidente Figc fu vittima (i famosi accessi abusivi alle banche dati di Striano, innescati secondo i pm dalla fonte Floridi), certificato negli atti dell’inchiesta di Perugia.
Si attendono gli approfondimenti di Chiné
Il 19 novembre il tribunale del Riesame ha rigettato l’appello degli inquirenti di Piazzale Clodio sulla richiesta di sequestro preventivo di 140 mila euro, la cifra che Gravina avrebbe poi destinato alla figlia della sua compagna per l’acquisto di un appartamento; misura cautelare giudicata non necessaria anche in virtù delle disponibilità economiche dell’indagato. «Il presidente Gravina è totalmente estraneo a qualsivoglia condotta illecita e tanto gli consente di confidare serenamente nell’accertamento dell’autorità giudiziaria», hanno fatto sapere due giorni fa i legali Leo Mercurio e Fabio Viglione. Sulla vicenda ora farà degli approfondimenti anche Chiné.