Qualcosa si muove nel sottobosco fangoso del calcio. La Superlega sta avanzando: non vuole commettere più l’errore grossolano di annunciarsi al mondo quando il contesto politico non la accoglierebbe volentieri, come accaduto nell’aprile del 2021, così i “ribelli” conducono le loro trattative lontano dai riflettori. Con la Juve che si è sfilata, sono rimasti solo due estimatori dichiarati, il Real e il Barcellona, ma la società A22 non ha mai smesso di incontrare club e presidenti, raccogliendo attestati di stima e disponibilità a parlarne. Anche in Italia. Dove Agnelli, uno degli ideatori, resterebbe sempre un punto di riferimento per molti.
I dialoghi per la Superlega
Dopo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del dicembre del 2023 il caso deflagrò: il giorno stesso in cui il tribunale dichiarava illegittimo l’abuso di posizione dominante di Uefa e Fifa, i promotori del progetto lanciavano il nuovo format, promettendo partite a trasmissione gratuita su una piattaforma streaming e diversi livelli, oltre a meccanismi di promozione e retrocessione, dunque abbandonando l’idea di un’élite accessibile solo ai potenti. Martedì scorso a Roma, durante il Social Football Summit, il Ceo di A22, Reichart, ha rilanciato la sfida: «L’accesso al calcio è diventato costosissimo. Noi vogliamo offrire in maniera gratuita una piattaforma per i tifosi, più aggiungere un abbonamento premium per avere un contatto diretto con la propria squadra del cuore. Una competizione gestita direttamente dai club come la Superlega potrebbe aiutare i club a diventare globali».
Florentino Perez in prima linea
Domenica mattina, durante l’assemblea dei soci del Real Madrid, il presidente Florentino Perez ha rincarato la dose: «Sulla Superlega non sono mai stato tanto ottimista come oggi. La sentenza della Corte Europea verrà studiata nelle università perché ha messo fine al monopolio. È stata una battaglia titanica, con pressioni e minacce». Secondo Perez «è un’opportunità unica e reale. A22 continua a parlare con i club, a lavorare». C’è stato anche un attacco al rivale Ceferin: «Il nuovo formato della Champions è ingiusto, nessuno lo capisce. Poiché ci sono più partite, il valore di ciascuna è sceso di quasi il 30%. Questa competizione sta danneggiando i professionisti, aumentando gli infortuni». Le grandi istituzioni del pallone continuano a contrastare ogni fuga in avanti, rispondendo con i formati extralarge delle coppe e la promessa di ricavi sempre maggiori per chi partecipa. Ma le azioni legali, per ultima quella delle leghe europee e della FifPro contro la Fifa sull’affollamento del calendario, riempiono i tribunali, mentre cresce l’insoddisfazione per un Mondiale per Club di cui non si conoscono ancora i premi a 7 mesi dal calcio d’inizio. Nell’ultimo incontro di lunedì dell’Eca, a Parigi, si è parlato soprattutto di questo. Un tema che le 12 società europee qualificate al torneo - Juve e Inter in testa - considerano piuttosto urgente.