Inter e Milan, la penalizzazione non si può escludere

Lettura specialistica dell’inchiesta sull’ordinamento della Giustizia Sportiva e i possibili effetti sui due club milanesi
Inter e Milan, la penalizzazione non si può escludere© ANSA
Mattia Grassani*
6 min

MILANO - La penalizzazione non si può escludere L’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Milano, guidata dal PM Marcello Viola, che ha condotto, al momento, a 19 misure cautelari concesse dal GIP Domenico Santoro, ha scosso il mondo del calcio dalle fondamenta. Premetto che conosco personalmente il dott. Viola per avere egli stesso condotto, nel 2010, un’indagine analoga, riguardante i rapporti tra tifoseria malata e i dirigenti del Palermo Calcio, in particolare profonde infiltrazioni della criminalità organizzata nel club rosanero: magistrato rigorosissimo e profondo conoscitore del sistema calcistico. Il fascicolo aperto a Milano segue l’escalation di violenza e di pratiche illegali diffuse nel mondo ultrà che rappresentano, purtroppo, una piaga tipica del calcio italiano, indagando, approfonditamente, i punti di contatto che la criminalità da stadio cerca di instaurare, in misura sempre maggiore, con le società.
Il motivo è semplice: esigenze di accreditamento verso l’esterno, ma anche consapevolezza che i numeri del grande calcio possano rappresentare facile fonte di ricchezza per chi, con l’uso della violenza e della minaccia, lucra in maniera illecita sulla passione dei tifosi veri. E, da cliché, spuntano, sistematicamente, i continui tentativi di contatto tra esponenti delle frange estreme con tesserati dei club, spesso compulsati per ottenere privilegi nella gestione dei tagliandi d’ingresso: Milan e Inter non sono certamente i primi club destinatari di questo genere di “attenzioni”.

Il quesito: cosa possono fare i club?

La domanda che, ciclicamente, ci si pone in questi casi è: cosa possono fare le società? A quali rischi sono esposte qualora venga accertata una sorta di tolleranza, "sudditanza" la chiama la Procura di Milano, o, peggio, di contributo alle attività illecite dei sedicenti ultras? Nel nostro ordinamento, tanto statuale quanto sportivo, vige il principio, ineludibile, di presunzione di innocenza e che, al momento, si tratta di misure cautelari, cui seguiranno processi nei quali le responsabilità e il coinvolgimento dei singoli dovranno essere approfonditi e, soprattutto, dimostrati, non essendo sufficiente l’esistenza di una telefonata con un tesserato, tra le migliaia intercettate, a provare il coinvolgimento del club o di suoi dirigenti.
La Figc, negli ultimi anni, ha alzato, e di molto, l’asticella dei controlli, implementando le proprie norme allo scopo di regolamentare minuziosamente i rapporti tra club e tifosi: il Codice di Giustizia Sportiva, sul punto, prevede il “divieto di contribuire, con interventi finanziari o con altre utilità, alla costituzione e al mantenimento di gruppi organizzati e non organizzati di propri sostenitori, salvo quanto previsto dalla legislazione statale vigente”, oltre all’obbligo di “osservanza delle norme e delle disposizioni emanate dalle pubbliche autorità in materia di distribuzione al pubblico di biglietti di ingresso nonché di ogni altra disposizione in materia di pubblica sicurezza relativa alle gare da esse organizzate”. Inoltre, è previsto, per tutti i tesserati, il “divieto di avere rapporti con esponenti di gruppi o gruppi di sostenitori che non facciano parte di associazioni convenzionate con le società” che siano “validate dalla Federazione”, fermo il fatto che dette relazioni debbano essere autorizzate dal cd. SLO del Club.
Altra previsione stabilisce che, “durante le gare o in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana”.

La procura Figc chiede gli atti dell’indagine

In tale contesto, ben ha fatto il Procuratore Federale Figc, Giuseppe Chinè, a chiedere, immediatamente, alla Procura della Repubblica di Milano, tutti gli atti di indagine. Nella fase attuale, riteniamo, allo scopo di comprendere se vi siano state "relazioni pericolose" tra ultras e tesserati ma anche per valutare l’effettiva attuazione, da parte delle società, dei Modelli di Organizzazione e Gestione, previsti dal Decreto Legislativo n. 231/2001, che, prevedendo buone pratiche organizzative e gestionali, sono idonei ad escludere, ove correttamente posti in essere, la responsabilità, penale e anche disciplinare, dei club. Si tratta di un’indagine, allo stato, conoscitiva, ma se, al termine della stessa, fossero accertate responsabilità dei dirigenti o dei club per la violazione delle norme succitate, ribadita la presunzione di innocenza, potrebbero conseguire sanzioni quali l’ammenda o misure riguardanti le gare casalinghe (squalifica del campo o chiusura di uno o più settori di San Siro) nonché inibizioni per i tesserati. Residuale, ma non escludibile a priori, si pone l’eventualità di penalizzazioni in classifica, invocabile solo in ipotesi di contestazione dell’art. 4 del Codice di Giustizia Sportiva (lealtà, correttezza e probità), operante in casi di particolare gravità. Ovvero, qualora venissero accertati strutturali rapporti illeciti con la tifoseria e ravvisate gravi carenze organizzative e nella gestione della biglietteria da parte dei Club. Ma questo è tutto da dimostrare.

*avvocato, esperto


© RIPRODUZIONE RISERVATA