Uefa e Fifa, lo studio contro i calendari: si gioca troppo, i dati shock

La FifPro pubblica un report preoccupante: stagioni da più di 80 gare e rischi per la salute, un calciatore su due è sottoposto a carichi "elevati o eccessivi"
Uefa e Fifa, lo studio contro i calendari: si gioca troppo, i dati shock© EPA
Giorgio Marota
4 min

Che calcio è un calcio dove soltanto i soldi hanno voce in capitolo e gli appelli dei protagonisti del gioco cadono puntualmente nel vuoto? «È impossibile essere al massimo delle capacità per più di 70 partite. Così la situazione è insostenibile e la qualità del gioco ne risente» era stato uno degli ultimi sfoghi del capitano del Real, Carvajal, prima che la Fifa aggiungesse a un calendario già congestionato un Mondiale per Club fuori dai tempi regolari di una stagione (inizierà il 15 giugno, finirà il 13 luglio) già resa logorante dai nuovi format delle coppe europee. Più partite, più spettacolo, più attenzione delle tv, più denari per tutti. Sì, ma a che prezzo?

Troppe partite, lo studio: i dati shock

Più della metà degli atleti, secondo il monitoraggio sul “carico di lavoro dei giocatori” condotto dal sindacato internazionale (FifPro), è stato sottoposto nella stagione 2023-24 a carichi «elevati» (tra le 40 e le 54 partite) o «eccessivi» (oltre 55). Il 17% dei calciatori è andato oltre il limite di tolleranza delle 55 partite e uno su tre ha subito almeno un infortunio dopo aver giocato più di 6 gare consecutive senza turnover. Proprio per questa ragione, il 72% degli atleti ha chiesto e continua a chiedere l’implementazione del periodo di riposo garantito e alla richiesta si accodano anche 8 allenatori su 10, tutti d’accordo con Marcelo Bielsa, secondo il quale «ignorare le conseguenze del numero di partite e delle trasferte finirà per causare infortuni agli atleti». Preoccupanti anche le stime sul lungo periodo: Bellingham a 21 anni ha già giocato 251 partite da professionista e, a questi ritmi, ha una proiezione di 1224 gare in carriera; alla sua età i connazionali Beckham e Lampard ne avevano disputate, rispettivamente, 54 e 93, e chiusero le carriere a 839 il primo e a 1002 il secondo. Altro esempio: il brasiliano Vinicius a 24 anni è sceso in campo 369 volte, Ronaldinho alla stessa età in 163 occasioni.

Gli impegni del calendario internazionale che hanno portato le leghe europee - inclusa la nostra Serie A - a presentare un ricorso contro la Fifa alla commissione Ue per «abuso di posizione dominante» hanno impatti pesantissimi sulla vita e sulla salute degli atleti. Alcuni casi vengono considerati emblematici: Julian Alvarez ha giocato 75 partite nell’ultima stagione tra Manchester City e nazionale, mentre Cristian Romero ha viaggiato per 162.978 km in trasferte. E pensare che quella scorsa andrebbe considerata come l’ultima stagione “normale” prima della grande abbuffata SuperChampions-Mondiale. D’ora in avanti le stelle del calcio sono attese da una maratona dietro l’altra: un calciatore come Foden, se fosse così fortunato da non farsi male, vedrebbe infatti lievitare le sue presenze dalle 72 del 2023-24 alle 77 del 2024-25, fino a superare quota 80 (83 per le stime) nel 2025-26, quando anche il format del Mondiale per nazionali diventerà extra-large con 48 partecipanti anziché 32. Secondo le stime della FifPro, gli atleti di alto livello passano l’88% del loro tempo in ambiente di lavoro. Guadagnano cifre astronomiche, è vero, ma nessuna professione è così totalizzante. Contro i calendari la FifPro non le manda a dire e accusa i massimi organismi dello sport di non aver avuto «nessuna considerazione della normativa su salute e lavoro» e «nessuna tutela per gli atleti».


© RIPRODUZIONE RISERVATA