Caos Mondiale per club: anche le italiane sono preoccupate

Mancano sponsor e sedi, il calendario preoccupa ed è caos sul montepremi e sui contratti a scadenza
Giorgio Marota

A un anno esatto dal via, una coltre di silenzio avvolge quella che la Fifa aveva definito «la più spettacolare e avvincente delle competizioni». Il nuovo Mondiale per Club - fischio d’inizio il 15 giugno 2025 - sta nascendo tra dubbi e perplessità, al punto che persino da Zurigo ora temono la figuraccia planetaria dopo aver dribblato la ribellione pubblica del Real Madrid. Dietro i comunicati ufficiali, però, resiste il malumore di tante società europee che spingerebbero per il rinvio del torneo al 2027 (o a data da destinarsi) a causa dei troppi nodi da districare e di un calendario drammaticamente affollato di eventi. Perplessità comunicate anche da Juventus e Inter, le due italiane qualificate al torneo, che non a caso spingevano per il nuovo format della Serie A a 18 squadre - contro la Lega stessa che intende rimanere a 20 - così da ridurre in qualche modo gli impegni. La nuova Juve, appena rientrata nell’Eca per volontà di John Elkann, sta lavorando sui tavoli istituzionali per tentare la via della collaborazione. Da quanto filtra, a settembre si saprà di più sulle varie questioni irrisolte. Che qui tentiamo di riepilogare. 

Mondiale per club, nodo soldi

Prima di tutto, i soldi. Probabilmente non sono così tanti come prometteva il presidente Infantino: da Zurigo parlavano di 50 milioni di bonus d’entrata, con la prospettiva di arrivare a 100 in caso di successo, mentre più di qualcuno (non solo Ancelotti) ha parlato di una ventina di milioni sul piatto. La Fifa ha sorvolato sulla questione anche durante l’ultimo congresso a Bangkok e potrebbe anche decidere di ripartire il montepremi sulla base del bacino d’utenza dei vari club; l’Auckland City, insomma, potrebbe guadagnare molto meno del Manchester City a prescindere dal percorso che farà. Tra l’altro, non sono ancora noti né gli accordi di sponsorizzazione che dovrebbero rappresentare la principale fonte di entrata, né le città americane che ospiteranno la manifestazione e neppure quali emittenti lo trasmetteranno. 

Calendario pieno

Il discorso sui premi è strettamente legato a quello del calendario, perché quando il gioco vale davvero la candela anche un sacrificio può diventare sopportabile. Vale la pena - si chiedono oggi i top club - portare allo stremo le forze gli atleti al termine della stagione più lunga e impegnativa della storia con la nuova SuperChampions, azzerando qualsiasi riposo e complicando pure la preparazione delle squadre all’annata 2025-26 che condurrà al Mondiale per nazionali? Gli infortuni sono dietro l’angolo e i sindacati dei calciatori professionisti di Inghilterra e Francia, con l’appoggio della Fifpro Europe, giusto ieri hanno fatto causa alla Fifa, chiedendo al tribunale commerciale di Bruxelles di deferire il caso alla Corte di giustizia Ue. La competizione, con 32 formazioni, durerà circa un mese, con fase a gironi, ottavi, quarti, semifinali e finale che potrebbero portare a un massimo di 152 gare disputabili da un calciatore nel biennio 2023-2025. 


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Contratti e mercato

Anche la questione dei contratti, al netto delle timide rassicurazioni, è nebulosa; alcuni termineranno il 30 giugno, il Mondiale proseguirà però fino a luglio, quindi chi garantirà i rapporti di lavoro a scadenza? Esiste un precedente ed è quello della fase finale delle coppe europee disputata ad agosto 2020 a causa della pandemia: in quel caso fu data la possibilità di estendere gli accordi, ma successe anche che alcuni calciatori in prestito furono costretti a rientrare alla base creando un disequilibrio con chi viceversa prolungò di circa un mese la sua esperienza. I giocatori in scadenza già da gennaio possono prendere accordi con altre squadre e ci si chiede cosa accadrebbe nel caso in cui, pur avendo una deroga, qualcuno si facesse male durante il Mondiale. Sul torneo irromperà infine il mercato. Un campione potrebbe così cominciare la competizione con un club e finirla con un altro, così come una società potrebbe rinforzarsi e stravolgere improvvisamente i rapporti di forza. Cose del genere non succedono neppure alla playstation.  


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A un anno esatto dal via, una coltre di silenzio avvolge quella che la Fifa aveva definito «la più spettacolare e avvincente delle competizioni». Il nuovo Mondiale per Club - fischio d’inizio il 15 giugno 2025 - sta nascendo tra dubbi e perplessità, al punto che persino da Zurigo ora temono la figuraccia planetaria dopo aver dribblato la ribellione pubblica del Real Madrid. Dietro i comunicati ufficiali, però, resiste il malumore di tante società europee che spingerebbero per il rinvio del torneo al 2027 (o a data da destinarsi) a causa dei troppi nodi da districare e di un calendario drammaticamente affollato di eventi. Perplessità comunicate anche da Juventus e Inter, le due italiane qualificate al torneo, che non a caso spingevano per il nuovo format della Serie A a 18 squadre - contro la Lega stessa che intende rimanere a 20 - così da ridurre in qualche modo gli impegni. La nuova Juve, appena rientrata nell’Eca per volontà di John Elkann, sta lavorando sui tavoli istituzionali per tentare la via della collaborazione. Da quanto filtra, a settembre si saprà di più sulle varie questioni irrisolte. Che qui tentiamo di riepilogare. 

Mondiale per club, nodo soldi

Prima di tutto, i soldi. Probabilmente non sono così tanti come prometteva il presidente Infantino: da Zurigo parlavano di 50 milioni di bonus d’entrata, con la prospettiva di arrivare a 100 in caso di successo, mentre più di qualcuno (non solo Ancelotti) ha parlato di una ventina di milioni sul piatto. La Fifa ha sorvolato sulla questione anche durante l’ultimo congresso a Bangkok e potrebbe anche decidere di ripartire il montepremi sulla base del bacino d’utenza dei vari club; l’Auckland City, insomma, potrebbe guadagnare molto meno del Manchester City a prescindere dal percorso che farà. Tra l’altro, non sono ancora noti né gli accordi di sponsorizzazione che dovrebbero rappresentare la principale fonte di entrata, né le città americane che ospiteranno la manifestazione e neppure quali emittenti lo trasmetteranno. 

Calendario pieno

Il discorso sui premi è strettamente legato a quello del calendario, perché quando il gioco vale davvero la candela anche un sacrificio può diventare sopportabile. Vale la pena - si chiedono oggi i top club - portare allo stremo le forze gli atleti al termine della stagione più lunga e impegnativa della storia con la nuova SuperChampions, azzerando qualsiasi riposo e complicando pure la preparazione delle squadre all’annata 2025-26 che condurrà al Mondiale per nazionali? Gli infortuni sono dietro l’angolo e i sindacati dei calciatori professionisti di Inghilterra e Francia, con l’appoggio della Fifpro Europe, giusto ieri hanno fatto causa alla Fifa, chiedendo al tribunale commerciale di Bruxelles di deferire il caso alla Corte di giustizia Ue. La competizione, con 32 formazioni, durerà circa un mese, con fase a gironi, ottavi, quarti, semifinali e finale che potrebbero portare a un massimo di 152 gare disputabili da un calciatore nel biennio 2023-2025. 


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