Pagina 2 | Napoli-Inter, le pagelle: Gollini attento, Mkhitaryan infinito

Napoli

Mazzarri (all.) 6

Conferma l’assetto nuovo, con la difesa a tre/cinque, e risolve l’ennesima emergenza spostando Mazzocchi e lanciando Zerbin. E soprattutto ritrova una squadra di nuovo lucida, con anima e carattere, nonostante una fase offensiva da rivedere (il cambio di Kvara non convince proprio): Napoli compatto ma poco produttivo, che però mantiene i nervi saldi fino al colpo del Toro. A lui, invece, i nervi saltano con l’espulsione di Simeone; e poi va via dopo il gol e salta la premiazione in segno di protesta. Peccato: i suoi avrebbero meritato la presenza. Scene che ricordano Pechino 2012. I vecchi tempi che ogni tanto, allora, ritornano.

Gollini 7

Buonissime scelte risolutive in uscita, bassa e alta: il primo tempo va così. Apre il secondo bloccando Thuram e poi chiude anche Arnautovic. Il capolavoro al 90’: su Lautaro. Che poi, però, lo condanna un minuto dopo. Nel carnet anche l’ultimo guanto su Calhanoglu.

Di Lorenzo 6

Braccetto di destra, con poca licenza di affondare e tanta attenzione agli strappi di Mkhitaryan e Dimarco, e alle infilate di Acerbi. Torna esterno dopo l’espulsione del Cholito e chiude spazi e buchi in inferiorità fino al 91’: il ritardo su Lautaro non ammette repliche. Ma è l’unico.

Rrahmani 7

Sul Toro come un matador: aggressione alta e vento a favore fino al giallo del 42’. Che vale un graffio ma non una ferita: primo tempo di livello assoluto, da leader del reparto, e secondo in scia. È tornato implacabile marcatore. Juan Jesus 7 Dalle sue parti soprattutto Thuram, che ha un passo svelto e forza fisica da tenerne impegnati due: eppure basta lui. Copia e incolla nella ripresa, contro tutti: un gladiatore.

Zerbin 5,5

Eroe a sorpresa in semifinale, titolare a sorpresa in finale. Il confronto con Dimarco è complesso in entrambe le fasi: rimedia il giallo e saluta. La sua ultima con il Napoli, con ogni probabilità.

Ostigard (13’ st) 6

Piace l’impatto, piace l’interpretazione su Lautaro e sui coltelli che partono dalla destra dell’Inter.

Lobotka 6,5

Aspetta Micki e guarda Calha allo specchio. Più lettore puntuale di brutte storie difensive, che narratore di trame offensive, comunque decantate all’occorrenza in modalità contropiede. Un piccolo gigante fino alla brutta interpretazione del pallone decisivo: sbaglia l’uscita dall’area e pochi secondi dopo Lautaro segna.

Cajuste 6,5

Il duello con Barella è delicato, impegnativo, da giocare in velocità e meglio ancora sull’anticipo: e lui non lo perde. Bene anche con Frattesi finché ce n’è.

Raspadori (29’ st) 5,5

La situazione gli lascia giusto le briciole. Lui, però, s’impegna e lotta, ma le maglie della tela avversaria sono troppe. E fitte.

Mazzocchi 6

A sinistra per necessità, dopo l’uscita di scena di Rui. Ad alzare la barriera a cinque in fase difensiva, contro Darmian e Barella. Tiene, altroché, ma poi si arrende a un problema fisico come in semifinale.

Mario Rui (29’ st) 6

Come sopra: si dedica alle coperture nel momento peggiore, in dieci.

Politano 6

Una delle novità del tema tattico rivisitato: marca Calha in costruzione, resta più basso e viene dentro quando parte Zerbin. Non punge, d’accordo, ma si sacrifica tanto.

Lindstrom (25’ st) 6

Che ingresso: con la squadra schiacciata è l’unica marcia alta del gruppo. Regala anche slalom, con personalità: sicuri che meriti così poco spazio?

Simeone 5

Il fuoco dentro in avvio: indiavolato, pressa chiunque, si abbassa e si alza. Ha una voglia matta, lotta come un forsennato e rimedia due gialli in 5 minuti. Espulso, adios.

Kvaratskhelia 6

Con Darmian, in campionato, fu una specie di resa, e così ha voglia. È vivo, ma anche molto solo quando parte, ingabbiato dai raddoppi di Barella e De Vrij. Suo, il primo e unico tiro del Napoli che mette paura a Sommer. Poi, con la squadra in dieci, finisce tra i sacrificati.

Gaetano (25’ st) 5,5

Nella battaglia al centro del campo, con lo spirito giusto ma tanti affanni al cospetto di Calhanoglu e compagni di reparto.


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Inter

S. Inzaghi (all.) 7

Il super re della Supercoppa è lui. Un tiranno: quinto trionfo, nessuno come lui. Stacca Lippi e Capello, scrive il nuovo record e infila la terza vittoria consecutiva con l’Inter (due con la Lazio). È stata dura, però: ha dovuto sudare fino all’espulsione del Cholito e l’ha acciuffata al limite sparando attaccanti dentro un 4-3-1-2 senza Thuram. Ma con Lautaro, sempre, e un illuminato Sanchez: ha indovinato i cambi e ha vinto. PS. Ne ha conquistate due anche da giocatore: settebello.

Sommer 6

L’ingresso sulla scena dopo 50 minuti: bella risposta al giro di Kvara e sangue freddo nel finale. E la festa.

Pavard 7

Marcatore e anche stantuffo, creatore di spazi con gli inserimenti da dietro come da copione tattico (un marchio del gioco di Simone). Attentissimo fino a che c’è parità, ma poi la libertà dell’uomo in più gli consente anche l’interpretazione che conosce a memoria, che ha nel dna: sovrapposizione e assist da destra per Lautaro-gol.

De Vrij 6

Al centro, nell’habitat che Simeone rende scomodo lottando e rubando falli. È ammonito a inizio ripresa e Inzaghi lo cambia.

Carlos Augusto (18’ st) 6

Più basso con Dimarco dentro e poi alfiere di sinistra con il 4-3-1-2. A spingere, certo, nella caccia finale al trofeo.

Acerbi 7

Manca Bastoni e si sposta a sinistra, il braccetto muscoloso che rompe i giochi Zerbin-Politano e anche l’armonia della linea del Napoli nelle classiche scorribande d’accompagnamento.

Darmian 6

Controlla Kvara, come al Maradona, e marca il binario destro provando anche cross senza grande precisione. Efficace, comunque.

Barella 5

Nel primo tempo è tanta corsa veloce, ma anche la consapevolezza di aver trovato contro un passo degno: Cajuste è un ombra che tiene botta. Mezzala sinistra nel secondo tempo. Pesante l’ammonizione: salterà la Fiorentina in campionato.

Frattesi (18’ st) 6

La gamba e il cervello. Ovvero: l’energia di routine e il velo intelligente nell’azione del gol.

Calhanoglu 6,5

Ha Politano addosso e si confronta anche con Lobotka, senza complimenti (giallo al terzo fallo, netto su Kvara). Recupera possessi con la sciabola e affonda con spada e fioretto: ispira il gioco con enorme padronanza, prova a dare ampiezza, si sacrifica. A Firenze mancherà, eccome.

Mkhitaryan 6,5

Il giovanotto di 35 anni (compiuti domenica) fa doppia razione: interdizione quando serve, alimentazione in genere. Inverte la posizione con Barella nella ripresa, fino all’ingresso di Frattesi. Da fuori fa paura, ma sono saette che non fulminano. Però corre fino all’ultimo pallone e non ne spreca uno.

Dimarco 6

Il primo sinistro è un laser dal limite che annuncia l’antifona: pericoloso, sempre, anche se non la solita spina conficcata nel fianco destro (di Zerbin e Di Lorenzo, in questo caso). Si alza quando entra Carlos Augusto, ma la convivenza dura poco.

Arnautovic (36’ st) 6

Ci prova anche lui, prima del Toro, ma Gollini è bravo. Fa densità in area, mette apprensione al momento giusto.

Thuram 5

Condivide con Lautaro il primo pressing su Lobotka e si abbassa. E poi riparte. Punge Gollini a inizio ripresa dal limite, ma svirgola in area la palla migliore e a seguire fa ancora tardi di un clic per il bacio fatale (beh, non era facile). Una pausa ogni tanto ci può anche stare, per carità.

Sanchez (36’ st) 6,5

Alle spalle delle punte, da rifinitore, imbecca subito Arna. E soprattutto innesca Pavard a destra nell’azione gol. Un po’ di minuti, però da protagonista: meglio di così?

L. Martinez 7

Nei primi 25 minuti entra nell’elenco delle occasioni più da centravanti di manovra che da finalizzatore. E così continua la sua notte, al servizio della squadra ma con Rrahmani a togliergli aria, palloni, spazi e lucidità. Fino ai minuti della gloria: al 90’ fa le prove e al 91’ va in scena l’apoteosi con il 21° gol stagionale. E regala la coppa all’Inter. Spietato, infinito.

Bisseck (48’ st) sv

A spazzare i guai dell’assalto disperato del Napoli.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Inter

S. Inzaghi (all.) 7

Il super re della Supercoppa è lui. Un tiranno: quinto trionfo, nessuno come lui. Stacca Lippi e Capello, scrive il nuovo record e infila la terza vittoria consecutiva con l’Inter (due con la Lazio). È stata dura, però: ha dovuto sudare fino all’espulsione del Cholito e l’ha acciuffata al limite sparando attaccanti dentro un 4-3-1-2 senza Thuram. Ma con Lautaro, sempre, e un illuminato Sanchez: ha indovinato i cambi e ha vinto. PS. Ne ha conquistate due anche da giocatore: settebello.

Sommer 6

L’ingresso sulla scena dopo 50 minuti: bella risposta al giro di Kvara e sangue freddo nel finale. E la festa.

Pavard 7

Marcatore e anche stantuffo, creatore di spazi con gli inserimenti da dietro come da copione tattico (un marchio del gioco di Simone). Attentissimo fino a che c’è parità, ma poi la libertà dell’uomo in più gli consente anche l’interpretazione che conosce a memoria, che ha nel dna: sovrapposizione e assist da destra per Lautaro-gol.

De Vrij 6

Al centro, nell’habitat che Simeone rende scomodo lottando e rubando falli. È ammonito a inizio ripresa e Inzaghi lo cambia.

Carlos Augusto (18’ st) 6

Più basso con Dimarco dentro e poi alfiere di sinistra con il 4-3-1-2. A spingere, certo, nella caccia finale al trofeo.

Acerbi 7

Manca Bastoni e si sposta a sinistra, il braccetto muscoloso che rompe i giochi Zerbin-Politano e anche l’armonia della linea del Napoli nelle classiche scorribande d’accompagnamento.

Darmian 6

Controlla Kvara, come al Maradona, e marca il binario destro provando anche cross senza grande precisione. Efficace, comunque.

Barella 5

Nel primo tempo è tanta corsa veloce, ma anche la consapevolezza di aver trovato contro un passo degno: Cajuste è un ombra che tiene botta. Mezzala sinistra nel secondo tempo. Pesante l’ammonizione: salterà la Fiorentina in campionato.

Frattesi (18’ st) 6

La gamba e il cervello. Ovvero: l’energia di routine e il velo intelligente nell’azione del gol.

Calhanoglu 6,5

Ha Politano addosso e si confronta anche con Lobotka, senza complimenti (giallo al terzo fallo, netto su Kvara). Recupera possessi con la sciabola e affonda con spada e fioretto: ispira il gioco con enorme padronanza, prova a dare ampiezza, si sacrifica. A Firenze mancherà, eccome.

Mkhitaryan 6,5

Il giovanotto di 35 anni (compiuti domenica) fa doppia razione: interdizione quando serve, alimentazione in genere. Inverte la posizione con Barella nella ripresa, fino all’ingresso di Frattesi. Da fuori fa paura, ma sono saette che non fulminano. Però corre fino all’ultimo pallone e non ne spreca uno.

Dimarco 6

Il primo sinistro è un laser dal limite che annuncia l’antifona: pericoloso, sempre, anche se non la solita spina conficcata nel fianco destro (di Zerbin e Di Lorenzo, in questo caso). Si alza quando entra Carlos Augusto, ma la convivenza dura poco.

Arnautovic (36’ st) 6

Ci prova anche lui, prima del Toro, ma Gollini è bravo. Fa densità in area, mette apprensione al momento giusto.

Thuram 5

Condivide con Lautaro il primo pressing su Lobotka e si abbassa. E poi riparte. Punge Gollini a inizio ripresa dal limite, ma svirgola in area la palla migliore e a seguire fa ancora tardi di un clic per il bacio fatale (beh, non era facile). Una pausa ogni tanto ci può anche stare, per carità.

Sanchez (36’ st) 6,5

Alle spalle delle punte, da rifinitore, imbecca subito Arna. E soprattutto innesca Pavard a destra nell’azione gol. Un po’ di minuti, però da protagonista: meglio di così?

L. Martinez 7

Nei primi 25 minuti entra nell’elenco delle occasioni più da centravanti di manovra che da finalizzatore. E così continua la sua notte, al servizio della squadra ma con Rrahmani a togliergli aria, palloni, spazi e lucidità. Fino ai minuti della gloria: al 90’ fa le prove e al 91’ va in scena l’apoteosi con il 21° gol stagionale. E regala la coppa all’Inter. Spietato, infinito.

Bisseck (48’ st) sv

A spazzare i guai dell’assalto disperato del Napoli.


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