Inter
S. Inzaghi (all.) 7
Il super re della Supercoppa è lui. Un tiranno: quinto trionfo, nessuno come lui. Stacca Lippi e Capello, scrive il nuovo record e infila la terza vittoria consecutiva con l’Inter (due con la Lazio). È stata dura, però: ha dovuto sudare fino all’espulsione del Cholito e l’ha acciuffata al limite sparando attaccanti dentro un 4-3-1-2 senza Thuram. Ma con Lautaro, sempre, e un illuminato Sanchez: ha indovinato i cambi e ha vinto. PS. Ne ha conquistate due anche da giocatore: settebello.
Sommer 6
L’ingresso sulla scena dopo 50 minuti: bella risposta al giro di Kvara e sangue freddo nel finale. E la festa.
Pavard 7
Marcatore e anche stantuffo, creatore di spazi con gli inserimenti da dietro come da copione tattico (un marchio del gioco di Simone). Attentissimo fino a che c’è parità, ma poi la libertà dell’uomo in più gli consente anche l’interpretazione che conosce a memoria, che ha nel dna: sovrapposizione e assist da destra per Lautaro-gol.
De Vrij 6
Al centro, nell’habitat che Simeone rende scomodo lottando e rubando falli. È ammonito a inizio ripresa e Inzaghi lo cambia.
Carlos Augusto (18’ st) 6
Più basso con Dimarco dentro e poi alfiere di sinistra con il 4-3-1-2. A spingere, certo, nella caccia finale al trofeo.
Acerbi 7
Manca Bastoni e si sposta a sinistra, il braccetto muscoloso che rompe i giochi Zerbin-Politano e anche l’armonia della linea del Napoli nelle classiche scorribande d’accompagnamento.
Darmian 6
Controlla Kvara, come al Maradona, e marca il binario destro provando anche cross senza grande precisione. Efficace, comunque.
Barella 5
Nel primo tempo è tanta corsa veloce, ma anche la consapevolezza di aver trovato contro un passo degno: Cajuste è un ombra che tiene botta. Mezzala sinistra nel secondo tempo. Pesante l’ammonizione: salterà la Fiorentina in campionato.
Frattesi (18’ st) 6
La gamba e il cervello. Ovvero: l’energia di routine e il velo intelligente nell’azione del gol.
Calhanoglu 6,5
Ha Politano addosso e si confronta anche con Lobotka, senza complimenti (giallo al terzo fallo, netto su Kvara). Recupera possessi con la sciabola e affonda con spada e fioretto: ispira il gioco con enorme padronanza, prova a dare ampiezza, si sacrifica. A Firenze mancherà, eccome.
Mkhitaryan 6,5
Il giovanotto di 35 anni (compiuti domenica) fa doppia razione: interdizione quando serve, alimentazione in genere. Inverte la posizione con Barella nella ripresa, fino all’ingresso di Frattesi. Da fuori fa paura, ma sono saette che non fulminano. Però corre fino all’ultimo pallone e non ne spreca uno.
Dimarco 6
Il primo sinistro è un laser dal limite che annuncia l’antifona: pericoloso, sempre, anche se non la solita spina conficcata nel fianco destro (di Zerbin e Di Lorenzo, in questo caso). Si alza quando entra Carlos Augusto, ma la convivenza dura poco.
Arnautovic (36’ st) 6
Ci prova anche lui, prima del Toro, ma Gollini è bravo. Fa densità in area, mette apprensione al momento giusto.
Thuram 5
Condivide con Lautaro il primo pressing su Lobotka e si abbassa. E poi riparte. Punge Gollini a inizio ripresa dal limite, ma svirgola in area la palla migliore e a seguire fa ancora tardi di un clic per il bacio fatale (beh, non era facile). Una pausa ogni tanto ci può anche stare, per carità.
Sanchez (36’ st) 6,5
Alle spalle delle punte, da rifinitore, imbecca subito Arna. E soprattutto innesca Pavard a destra nell’azione gol. Un po’ di minuti, però da protagonista: meglio di così?
L. Martinez 7
Nei primi 25 minuti entra nell’elenco delle occasioni più da centravanti di manovra che da finalizzatore. E così continua la sua notte, al servizio della squadra ma con Rrahmani a togliergli aria, palloni, spazi e lucidità. Fino ai minuti della gloria: al 90’ fa le prove e al 91’ va in scena l’apoteosi con il 21° gol stagionale. E regala la coppa all’Inter. Spietato, infinito.
Bisseck (48’ st) sv
A spazzare i guai dell’assalto disperato del Napoli.