Campione di tutto
Campione di tutto. Di Germania, d’Europa, del Mondo. Con il Bayern che scolpì la tripletta del 1974-1976, a ruota del triplete dell’Ajax, l’Ajax di Johan Cruijff, sconfitto nella finale di Monaco ’74, Germania Ovest-Olanda 2-1, la sfida dell’inizio-choc, una filiera di passaggi sino al rigore trasformato da un altro Johan, Neeskens. Quindi, per la goduria del pragmatismo italico di Gianni Brera, il penalty di Paul Breitner, il maoista, e la zampata di Gerd Muller, che stava al suo capitano come un sicario armato al capo degli sbirri. Due volte pallone d’oro: e occhio, stiamo parlando di un difensore. Sui generis, ma pur sempre di un difensore. Re del mondo dal campo e dalla panchina, come Mario Zagallo e Didier Deschamps. Successe nel 1990, nella collana delle nostre notti magiche (tutte, meno una), 1-0 all’Argentina, un’ordalia sporca, brutta e cattiva, risolta da un rigore di Andreas Brehme, con i fischi dell’Olimpico all’inno argentino e il bouquet di «hijos de puta» di Diego Maradona al popolo berciante. Paolo Casarin ha raccontato che, in un certo senso, l’area tecnica per gli allenatori decollò proprio dal Kaiser. Il mal di schiena gli impediva di stare seduto. Chiese una deroga alla Fifa, gli fu concessa, ma nessuno poteva immaginare che saremmo arrivati, da una banale lombalgia, agli show di José Mourinho.