Non vorrei essere Scamacca, visto quello che da qualche giorno viene scritto e detto di Lukaku, per il quale è stata tirata fuori nuovamente la bilancia a occhio («tra un po’ leggeremo che scoreggia in ascensore», è stato il commento di un collega di Lecco). Temo per la serenità dell’azzurro, anche se 3 milioni e 2 all’anno sono un formidabile antidepressivo. Promessosi all’Inter quando la Roma s’è tirata fuori per manifesta inferiorità economica, Scamacca è passato all’Atalanta che, dopo aver venduto Hojlund per 85 milioni, bonus inclusi, e Boga per quasi 18, si è scoperta più ricca, agile e potente del club di Zhang.
A differenza di Big Rom, Big Gianlu non ha però giurato amore eterno ai nerazzurri, non ha consumato tradimenti, perciò sono sicuro che gli verrebbe riservato un trattamento migliore.
Francamente non me la sento di criticare Marotta e Ausilio, prossimi alla beffa bis. Da anni compiono miracoli facendo le nozze con i fichi secchi, o quasi. Gli stessi tifosi, che per natura e ruolo non amano guardare in faccia la realtà quando è brutta, se ne sono fatalmente accorti: hanno capito che la trippa per gatti è poca, in particolare al quarto anno di sofferenza finanziaria e di debiti ristrutturati.
In meno di due mesi, e nonostante i milioni raccolti in Champions, Marotta e Ausilio hanno dovuto rinunciare a Onana, Dzeko, Lukaku e Brozovic, i punti cardinali della squadra vice-campione d’Europa, oltre a D’Ambrosio, Gagliardini, Handanovic, Bellanova e Skriniar, lui la beffa più atroce: un anno fa Marotta rifiutò l’offerta del Psg non ritenendola soddisfacente e a luglio ha visto partire a zero il difensore.
Sono lontanissimi i tempi in cui Moratti poteva permettersi di spendere milioni e spandere speranze. Oggi l’Inter cinese è un club che ha fatto dell’arte di arrangiarsi la propria ragione d’essere. Dispiace solo che non abbia potuto strappare la Champions ai miliardari di Abu Dhabi: in quel caso avrebbe realizzato una delle più grandi imprese della storia recente del calcio.
Frattesi, Thuram, Sommer, Bisseck, Cuadrado e Samardzic (sul quale nutro molti dubbi, spero di sbagliarmi), sono le nuove scommesse/intuizioni del management: sono curioso di vedere come se la caverà Inzaghi con i giovani, lui che ha sempre investito molto su esperienza, maturità e personalità.
Non credo ai miracoli: ne ho visti troppi, diceva Oscar Wilde. Non aveva ancora conosciuto Marotta e Ausilio.