Mbappé in Arabia: l'incubo dell'Uefa

Il commento di Alessandro F. Giudice sull'eventuale trasferimento di Kylian all'Al-Hilal
Mbappé in Arabia: l'incubo dell'Uefa© EPA
Alessandro F. Giudice
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Le proporzioni della trattativa per portare Mbappé nel campionato saudita sono fuori da ogni logica, perfino per gli standard a cui ci hanno abituato i club arabi controllati dal fondo Pif. Se il fuoriclasse francese accetterà le cifre di cui si favoleggia, l’impegno finanziario complessivo dell’operazione sfiorerebbe il miliardo. Che logica può avere una cifra simile? In che modo le azioni di Mbappé sul campo potranno avvicinarsi a produrre un ritorno economico consistente? Qual è il sinallagma, come direbbero i giuristi, cioè il rapporto tra prestazione e controprestazione? Difficile trovarlo, dunque - si sa - quando non è chiara la convenienza economica di un contratto per tutte le parti in causa vanno cercate altre spiegazioni. In economia esistono i trophy assets: beni-trofeo così rari e preziosi, aventi carattere di unicità, da ricevere valutazioni economiche scollegate dal valore intrinseco e dai ritorni economici generabili attraverso il loro possesso.

Un dipinto di Van Gogh, il Salvator Mundi di Leonardo da Vinci o una villa in un posto unico e ineguagliabile, un oggetto realizzato in unico esemplare, la maglia di Messi nella finale dell’ultimo Mondiale. Cose da collezionisti (ricchi) disposti a qualsiasi follia solo per aggiudicarsele. Inutile dire che Mbappé, nel calcio, è uno di quei pochissimi giocatori dal valore iconico, sicuramente un trophy asset. Ma forse c’è di più. A fare i sospettosi, se l’operazione si completasse, il suo club di appartenenza uscirebbe con grande agilità da una situazione complessa. L’attaccante è fuori squadra, scade tra un anno il suo pesante contratto che non ha intenzione di rinnovare. Anzi, pare interessato a liberarsi a zero, nel 2024, per andare al Real. La cessione consentirebbe al Psg, in un colpo solo, di sgravarsi di un costo, risolvere un caso mediatico devastante per la prossima stagione ma pure di realizzare una ricca plusvalenza che l’aiuterebbe a risolvere molti problemi col Fair Play Finanziario.

Guarda un po’. Proprio grazie all’intervento di un fondo sovrano arabo e proprio il Psg posseduto da un altro fondo sovrano di un altro stato arabo. Sembrerebbe mutua assistenza tra confinanti i cui rapporti sono stati tuttavia, nel recente passato, piuttosto tesi. Chissà che il calcio non aiuti a distenderli, ma intanto, se i meccanismi economici del pallone salgono al livello degli stati sovrani, sfuggiranno a qualsiasi regolatore. Come un aereo che vola troppo alto, o troppo basso, per essere captato dai radar. Nel Trecento, i banchieri fiorentini fallirono per avere concesso prestiti al re d’Inghilterra, Edoardo III, che aveva deciso di non onorarli. Contro un re insolvente non si può fare nulla, a meno di non dichiarargli guerra. Gli stati sovrani possono mettersi fuori dalla portata dei privati, delle società e delle associazioni. Se dovessero impossessarsi del calcio, il ruolo dei regolatori diverrebbe assai difficile. Non vorremmo trovarci nei panni dell’Uefa se ciò accadesse


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