Caro presidente, l’Europa del calcio sta subendo un graduale disfacimento, posta in vendita - com’è - su larga scala e al migliore offerente. La sua crisi è cominciata con la perdita di tradizione e classe dirigente. L’Inghilterra ha aperto la strada: proprietà arabe, russe, tailandesi, americane; mentre il mio - e suo - Paese, l’Italia, ha perso la ricchezza delle grandi famiglie: Agnelli, Rizzoli, Moratti, Berlusconi. La prima resiste, ma chissà per quanto ancora. L’Uefa dei conti in ordine persegue - come se niente fosse - la regolarità del rapporto fatturato-spesa. Commina multe e pone limiti che danneggiano i club, restando inerme di fronte a fondi sovrani che non si pongono, né hanno, limiti. Con sponsorizzazioni da centinaia di milioni drogano le entrate e si concedono acquisti altrettanto folli. L’Eca è del tutto assente, normalizzata dai rappresentanti di Paesi extraeuropei: Ceferin dialoga con loro e in pratica sottoscrive una politica che distrugge l’istituzione che egli stesso presiede.
La Roma, è solo un esempio, ha appena concluso una mini-campagna vendite lodata per le plusvalenze realizzate, poco meno dei 30 milioni necessari per soddisfare gli obblighi europei. In realtà Tiago Pinto è stato costretto a fare delle minusvalenze, cedendo i migliori giovani a chi sapeva di poter sfruttare l’urgenza di rientro dei Friedkin. Questo per evitare una multa milionaria, perché l’Uefa raccoglie soldi con grande disinvoltura, ma non protegge il sistema dagli attacchi esterni, né li distribuisce - i soldi - quando una pandemia affligge l’intero sistema.
L’Arabia (E)Saudita ha deciso di imitare il Qatar e Abu Dhabi: compra società e calciatori in Europa, alla faccia di qualsiasi logica, sognando il Mondiale 2030, che non avrà, e un deciso miglioramento dell’immagine del Paese. I top club che aggirano le leggi Uefa lasciano fare e svuotano i magazzini, sono nelle stesse mani. Arabe. La sua Fifa collabora - ricordo che lei conosce benissimo le regole europee avendo navigato con disinvoltura nell’Uefa -, e non combatte la corsa al rialzo. Gli stipendi impazziscono, 30, 50, 100 milioni l’anno per campioni attempati, ma anche – attenzione - per talenti appena consacrati.
Le prospettive? Il Mondiale per club, ideato per arricchire i ricchi e eliminare definitivamente la vecchia aristocrazia europea. E quindi occupazione del calendario, rose di 30 giocatori per sopportare il carico, al grido noi stiamo con chi ha il grano, fuori gli altri! La verità, caro Infantino, è che il calcio europeo è già morto. Non produce più dirigenti: lei e Ceferin andate alle elezioni senza avversari. La sofferenza del Barcellona e i problemi del Valencia o del Siviglia, confermano che anche la Spagna vive i nostri stessi problemi, nonostante l’isola felice di Madrid dove Florentino autorizza i miracoli. In Italia, come detto, abbiamo perso le famiglie, ci restano Aurelio De Laurentis e Claudio Lotito, esponenti di club che hanno vinto 5 scudetti in oltre cento anni di calcio, attenti ai conti, bravissimi, per carità, ma scarsamente interessati alla salute degli altri, in particolare al bene della concorrenza: abbiamo appena celebrato lo scudetto al Napoli e il secondo posto della Lazio. Bravi loro.
In questo bordello, Gravina, la Federcalcio, esce dall’Europeo Under 21 e dalle Olimpiadi per un furto subito da chi non spende per dotare dei supporti tecnologici un’importante manifestazione continentale. Tocca a lei, in questo silenzio cosmico, dove si parla solo di punire Mourinho e gli agenti corretti, dare un segnale. Il calcio europeo sta per trasferirsi altrove, forse in America dove grandi sigle di assistenza ai calciatori (CAA) controllano già il mercato mondiale e organizzano addirittura le barche dell’amore a Ibiza sulle quali salgono procuratori non associati, dirigenti vecchi e nuovi in un’imbarazzante ostentazione di potere. Presidente, dopo avermi privatamente ricordato che il mondo non è solo l’Europa, può tranquillizzare il Vecchio Continente o preferisce considerarlo Dead Football Walking?