Giuffredi: "Non possono mettere la museruola agli agenti"

Il procuratore: "Se dico che Sepe vuole restare, non sto obbligando il club  a fare qualcosa." Poi a Iervolino: "Se pensa di cambiare il calcio così..."
Ettore Intorcia
5 min

« Un esposto per aver rilasciato un’intervista? In tredici anni di carriera è la prima volta che mi capita». Mario Giuffredi, tra i più attivi procuratori italiani, titolare dell’agenzia MARAT, commenta così la decisione di Danilo Iervolino di presentare una segnalazione nei suoi confronti alla commissione federale agenti sportivi. Una decisione presa la scorsa settimana dopo aver letto le dichiarazioni di Giuffredi, rilasciate a un sito, a proposito del futuro di Sepe e Kastanos, due giocatori della Salernitana da lui assistiti. Se di solito le querelle tra agenti e club riguardano questioni economiche, questo esposto apre un nuovo fronte nel confronto tra le parti.

Cosa ha pensato dopo aver letto l’esposto della Salernitana?

«Mai capitata una cosa del genere. Forse Iervolino pensa di essere l’astro nascente dell’imprenditoria e che tutto gli sia permesso e dovuto, persino pensare di mettere la museruola agli agenti. Io ho espresso il mio pensiero a proposito dei calciatori assistiti, nessuno mi può togliere la libertà di parola, come agente e come cittadino. Non ci sono strategie dietro le mie dichiarazioni, io parlo sempre apertamente. È offensivo pensare che con le mie dichiarazioni voglia obbligare qualcuno a fare qualcosa».

È quello che ribadirà alla commissione, se l’esposto avrà un seguito?

«Farò i miei passi con i legali, ribadirò questo concetto. L’esposto non serviva, il presidente Iervolino avrebbe potuto chiamarmi e gli avrei motivato il senso di quella intervista a cui si fa riferimento nell’esposto. Questa mattina (ieri, ndr) ho invece solo ricevuto un messaggio di De Sanctis... I presidenti pensano di cambiare il calcio con queste mosse? Impedire agli agenti di parlare danneggia anche la stampa».

Sepe in granata è stata la prima operazione che ha concluso con la Salernitana nell’era Iervolino.

«Ecco, il presidente avrebbe dovuto ricordare che ero lo stesso agente che gli è andato in soccorso portando Sepe in una squadra che in quel momento era praticamente retrocessa, cosa che altri agenti non hanno fatto con i loro calciatori. Quando c’è stato bisogno, ho accettato di rinviare dei pagamenti che dovevo incassare. Quando ci sono stati dei problemi con un mio calciatore, mi sono adoperato per sistemare le cose. La questione è un’altra».

Quale?

«La vera questione è Sepe, mica Kastanos. Sepe ha tre anni di contratto a un milione e centomila euro e la Salernitana vorrebbe spostarlo. Se poi il club pensa che io non debba fare il mio lavoro... Così come io devo rispettare il contratto di Kastanos che la Salernitana non vuole adeguare, così il club deve rispettare quello di Sepe».

Nell’intervista oggetto dell’esposto, lei ha dichiarato che Sepe «è legato alla Salernitana per altre tre stagioni e posso dire con certezza che rifiuteremo ogni eventuale offerta». Conferma?

«La sua volontà è quella di rimanere per giocarsi il posto con Ochoa. L’ho detto, lo ripeto. Se esprimere questo pensiero significa mettere pressione, allora il presidente vive in un altro mondo. Avrei capito se avesse attaccato l’intera categoria, ma se l’ha fatto contro una singola persona, allora significa che è un’azione mirata. Ha fatto bene a fare l’esposto, in quella sede io andrò sino in fondo».

Gli attacchi alla categoria di solito sono sulle commissioni.

«Ma della categoria non mi interessa, tra noi agenti non c’è compattezza. In tredici anni posso aver discusso con qualche presidente, non si possono mica avere le stesse vedute. Ma i procuratori tutelano i propri assistiti, i calciatori. Vanno rispettati nel bene e nel male: nel bene, quando aiutano i club, e io sono uno collaborativo; nel male, quando non si è d’accordo su una soluzione».

Cosa pensa del nuovo regolamento della Fifa?

«È cambiato tante volte in questi anni, ma non voglio addentrarmi: mi adeguerò alle nuove norme quando entreranno in vigore. Purtroppo siamo percepiti come persone che creano i problemi nel mondo del calcio, come se i contratti non li firmassero anche i presidenti... Operiamo in un sistema contorto, mi piacerebbe parlare con i vertici Fifa ma noi agenti non siamo interpellati, neanche attraverso le associazioni di categoria. Alle quali d’altra parte non credo e infatti sono uscito dall’Aiacs».


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