Anche la potente avanzata saudita sul calcio europeo trova le sue resistenze. Non tutti cedono facilmente al fascino dei fantamilioni, soprattutto chi ne possiede già tanti ma ha pure un prestigio personale da difendere, mantiene l’ambizione di giocare per qualcosa di realmente competitivo o magari non ha voglia di stravolgere la propria vita e quella dei familiari in nome di un obiettivo esclusivamente economico. Oppure, tutte queste cose insieme. Pare che Allegri abbia rinunciato ad allettanti proposte così come Mourinho - più volte sollecitato - avrebbe cortesemente declinato. Tra i calciatori, arrivano resistenze, per esempio, da Brozovic e altri.
Arabia Saudita, pompata di miliardi
Tutto ciò non basta a farci dormire tranquilli. Non si possono demandare le conseguenze di una manovra che rischia di svuotare di talenti e attrattiva l’intero movimento del calcio continentale all’incontro tra domanda e offerta. Dove la domanda è rappresentata dalla capacità, pressoché illimitata, di pompare miliardi in un campionato domestico nella penisola arabica. L’offerta, dalla disponibilità di calciatori e tecnici. Sarebbe un caso industriale da studiare se non fosse un pericolo da cui guardarsi.
La Fomula Uno in Arabia Saudita
L’avanzata saudita non è limitata al calcio. In altri sport di richiamo, le mosse del fondo Pif (braccio economico del governo) hanno sollevato grandi discussioni. Nel golf, fallito il progetto saudita del circuito a squadre Liv, si comprano il circuito Pga: una mossa dal sapore di un’opa sul golf mondiale. Anche in Formula Uno, l’Arabia Saudita ospita già un gran premio, avendo stipulato un contratto decennale mentre nella boxe Gedda e Riyad hanno soppiantato cattedrali come Madison Square Garden e Wembley Arena.
Piano di investimenti
Vision 2030, il mastodontico piano di investimenti che mira a diversificare l’economia del paese affrancandola dalla dipendenza dal petrolio, non poteva escludere il calcio. Politico.com ha rivelato mesi fa un’offerta a Grecia ed Egitto per costituire un consorzio e chiedere alla Fifa i Mondiali 2030. Non preoccupatevi delle infrastrutture, era il senso dell’offerta: le costruiremo noi a casa vostra così ospiterete un pezzo del Mondiale senza impiego di denaro. Non è noto se i due Paesi abbiano aderito ma la candidatura è partita anche se da giorni sembra avere ceduto, per ragioni da verificare. Tuttavia, l’avanzata saudita va presa con attenzione. Non sono investimenti endogeni di un paese impegnato a costruire infrastrutture, promuovere la pratica sportiva, suscitare l’interesse dei propri cittadini per l’agonismo. Se così fosse, sarebbe da elogiare.